Non accennano a placarsi le polemiche sul “Green Pass”, le fake-news sulla pandemia continuano ad imperversare liberamente sui “social”, e le manifestazioni di protesta, quando contro i vaccini, quando contro la cosiddetta “certificazione verde”, siccome condotte in maniera deliberatamente confusionale e colpevolmente speciosa, si traducono il più delle volte in altrettante esternazioni violente ed aggressive in danno di coloro che si spendono per diffondere con cognizione sapiente di causa il dato scientifico. Questo lo stato dell’arte in Italia, Paese Democratico per eccellenza (almeno vorremmo crederlo), dove verosimilmente appaiono esistere, in rivendicazione, solo innumerevoli stati di “eccezione” e/o “condizioni ideologiche” di matrice politica “destrorsa” apparentemente prevalenti siccome distorsive della verità e manipolative rispetto alle dinamiche condizionanti della cosiddetta flebile “credulità popolare”.

Da ultimo, ed in maniera ridicola (mi sia concesso dirlo), è pure stata avviata la raccolta delle firme per l’abrogazione delle norme che, dal prossimo 15 ottobre, renderanno obbligatoria la “certificazione verde” anche per accedere sui luoghi di lavoro. Come al solito si fa presto a parlare di “diritti” (ammesso e non concesso che il “diritto all’autoreferenzialità” e all’“interesse personalistico” sia esistente e, in quanto tale, sottoponibile a tutela), di “lotta alle disuguaglianze” ed alle “discriminazioni”, ma nessuno sembra fare il minimo accenno all’esistenza di corrispettivi “doveri”: che pure esistono e rappresentano il presupposto legittimante, per non voler dire la necessaria pre-condizione, per il riconoscimento di un qualsivoglia “diritto” all’interno di una Comunità Civile che si prefigga realisticamente di definirsi tale.

Quale narrazione può mai giustificare, allora ed ancora, nonostante l’intervenuta estensione dell’obbligatorietà della “certificazione verde”, questo “disordine” sociale se non proprio “autorizzato” comunque inspiegabilmente “tollerato”, che rischia di compromettere la riuscita ottimale della campagna vaccinale e del correlato processo di immunizzazione di massa? Lo si vuole capire una buona volta che in questo, come in tantissimi altri casi, la lamentata e paventata “mancanza di diritti” (ammesso e non concesso che sia contestazione verosimile), è cagionata da quanti, “no-vax” e “no-pass” compresi, omettono strumentalmente e dolosamente di compiere il proprio dovere nei confronti della Comunità che li accoglie? E’ davvero così difficile comprendere che all’attualità il primo diritto è quello alla “vita” e, corrispondentemente, l’unico divieto è quello, semmai, di “morire”? Quale disagio sociale può mai causare la “certificazione verde”? Ebbene. Posto che il tenore degli interrogativi proposti offre di per sé stesso le conseguenti risposte, non sarà forse superfluo, con buona pace dei potenziali contestatori seriali, chiarire taluni profili di costituzionalità troppo spesso sacrificati e piegati ad una narrazione di comodo, velatamente avallata da certa maggioranza di Governo in cerca di ri-affermazione, che ha finito con il condizionare talune masse facendone confluire le labili “credenze” in un bacino pseudo-conoscitivo di dubbia ed esasperata consistenza ideologica che ha contribuito ad esacerbarne le già fragili convinzioni.

Tanto per cominciare, allora, sia chiaro per tutti che il “Green Pass” anche nella sua formulazione estesa, non opera un discrimine tra cittadini vaccinati cosiddetti di “seria A” e cittadini non vaccinati cosiddetti di “serie B”, siccome il pieno rispetto del principio di uguaglianza, diversamente da quanto in tanti mostrano artatamente di voler credere, si traduce da sempre nel garantire parità di trattamento a quanti tra loro versino in condizioni similari e, per converso, si traduce altresì, e corrispondentemente, nel garantire un trattamento differenziato comunque uniforme e finalisticamente ugualitario, a quanti siano “diversi” (ma non per questo inferiori) rispetto ai primi sulla base del paradigma interpretativo che concepisce l’“uguaglianza”, innanzitutto, quale rispetto delle “diversità”. Diversamente e più semplicemente argomentando: 1).- se è vero, come pare esser vero, che anche un soggetto vaccinato è suscettibile di “positivizzarsi” ed essere “veicolo di potenziale contagio”, tuttavia appare altrettanto vero che in quei casi, non solo la carica virale è estremamente debole, ma l’evento patologico produce conseguenze meno pregiudizievoli sulle condizioni generali di salute dell’individuo colpito; 2).- i “vaccinati”, peraltro, e per ciò stesso, rappresentano una protezione vivente per i cosiddetti refrattari al vaccino e/o per coloro che non possono vaccinarsi pur volendolo, sia perché il rischio di incrociare il virus è naturalisticamente inferiore, sia perché sarebbero comunque poco contagiosi nell’evenienza patologica e necessiterebbero di cure meno invasive che non impegnerebbero oltre misura il comparto ospedaliero. Sia chiaro, inoltre, ed una volta per tutte, che la “certificazione verde” non solo non appare lesiva del disposto dell’articolo 32, comma secondo, della Costituzione, non essendo la certificazione medesima un trattamento sanitario obbligatorio, ma neppure si pone in contrasto, diversamente da quanto da Taluni sostenuto, con le disposizioni del Regolamento UE 2021/953 il quale, nel vietare ogni discriminazione rispetto ai soggetti non vaccinati, non sembra collidere, stante il differente ambito di operatività, con quanto stabilito nel Decreto Legge n. 52/2021 (convertito nella Legge n. 87/2021) il quale, diversamente dal primo, concerne unicamente le condizioni di “circolazione interna” (di competenza esclusiva nazionale) e di “accesso ai servizi”.

 ozioso doverlo continuamente ribadire, tanto più allorquando sarebbe più utile, per non voler dire opportuno, concentrare il dibattito su questioni reali, su problemi contingenti, le quali e i quali, inevitabilmente, vengono costantemente relegate e relegati ad una posizione di secondarietà penosamente bistrattata financo dalla maggioranza di Governo maggiormente responsabile e sensibile alle esigenze specifiche e primarie della popolazione civile. Oggi come oggi, esiste una gran confusione, lo riconosco: le Istituzioni sembrano aver definitivamente perduto ruolo, funzioni e autorevolezza siccome travolte dal vortice di crescente “ignoranza bigotta” (nel senso laico del termine) ingenerato ed alimentato da una Destra (non più Destra) eversiva e sorniona che si appella ad una Costituzione liberamente interpretata e vissuta in totale pregiudizio di una Sinistra (non più Sinistra) irriconoscibile che riesce unicamente a riflettere passivamente l’azione di Governo ed a lasciarsi andare alla sterile contestazione di circostanza. Il “Green Pass”, tuttavia, ed al di là di tutto, malgrado le criticità che accompagnano il contesto del suo inserimento, deve essere correttamente interpretato per quello che realmente è: ossia il “giusto compromesso” tra garanzia delle libertà fondamentali e dovere di solidarietà economica e sociale siccome finalizzato a scongiurare l’evento letale. Occorre davvero aggiungere altro?

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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