Nel 2008 nasceva in Sardegna una Commissione regionale sulle epilessie, finalizzata alla creazione di centri istituzionalizzati dislocati sul territorio della Sardegna e sul modello di quanto in Italia, con successo, è stato realizzato in Lombardia.

Il progetto, poi arenatosi proprio all'alba della fase operativa, è stato oggi ripreso su input della sezione regionale della Lega Italiana contro l'Epilessia (Lice), guidata dal neurologo Walter Merella, e grazie all'interessamento dell'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, che ha recentemente confermato l'istituzione di un tavolo tecnico perché il progetto possa realmente vedere la luce.

Il fulcro di una rete assistenziale è rappresentato dal riconoscimento del principio che chi è affetto da epilessia sia valutato e seguito da uno specialista con competenze epilettologiche, che in Sardegna non mancano e sono state acquisite da diversi medici, anzitutto neurologi o neuropsichiatri infantili, nel corso della specializzazione o successivamente, ma che ad oggi non vengono utilizzate.

Le strutture dovrebbero essere classificate in centri di primo, secondo e terzo livello. I centri di primo livello sarebbero quelli più ambulatoriali e capillari, per una prima accoglienza del malato o sospetto tale, per una diagnosi e un'assistenza continuativa sul territorio.

I casi che necessitano di indagini più approfondite - e che magari richiedono apparecchiature e strumenti diagnostici più complessi - verrebbero invece inviati ai centri di secondo livello, e via via di seguito ai centri di terzo livello, per poi fare ritorno, in una fase di monitoraggio delle cure svolte, ai centri di primo livello. Il progetto prevede dunque di andare a creare una rete sul territorio che integri l'offerta assistenziale e le conoscenze a favore di tutti i pazienti.

Accanto a ciò, è prevista anche un'attività parallela di divulgazione e presa di coscienza della malattia all'interno delle scuole della Sardegna e grazie al supporto degli insegnanti.

L'obiettivo, dunque, è istituire e regolamentare un'offerta assistenziale completa e altamente specializzata alle persone affette dalla patologia, anche nel rispetto del documento del Consiglio d'Europa (2010) sull'epilessia, che invita tutti gli stati membri ad offrire una rete di assistenza adeguata perché il 40% delle persone che ne sono affette non ne gode affatto.

Virginia Lodi

(Unioneonline)
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