Situato nella zona dell’addome, il colon forma, assieme al retto, l’intestino crasso, ovvero quella parte dell’apparato digerente deputata soprattutto ad assorbire l’acqua da ciò che resta del cibo passato attraverso lo stomaco e l’intestino tenue, per poi compattare le feci prima della loro espulsione. Una funzione fondamentale per il benessere dell’intero organismo, che sottopone l’organo a uno “stress” notevole: basti pensare che ogni giorno dall’intestino tenue si riversano nel colon tra gli 800 e i 1.800 ml di liquidi: di questi, soltanto tra i 40 e i 400 ml vengono poi emessi attraverso le feci.

A livello anatomico il colon si presenta come un organo cavo (o viscere) che parte dalla valvola ileo-cecale, tratto terminale dell’intestino tenue, e finisce con il retto ed il canale anale. È lungo circa un metro e mezzo e risulta suddiviso in diverse parti: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente e sigma.

Mucosa, sottomucosa, muscolare e sierosa sono invece i quattro strati di cui si compone la parete dell’organo, andando dall’interno verso l’esterno. In particolare, la prima è formata da due diversi tipi di cellule legate alle due principali funzioni svolte dal colon: quelle epiteliali, utili all’assorbimento di acqua e sali; quelle caliciformi mucipare, che producono una sostanza mucosa e viscida in grado di facilitare il transito delle feci.

Rischio tumori

Quando le cellule epiteliali crescono in maniera incontrollata, si genera il tumore al colon, una delle neoplasie attualmente più diffuse e di gran lunga la principale per quanto riguarda l’intestino. Secondo le stime fornite dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), quello del colon-retto rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo e si situa al terzo posto dietro il cancro al seno femminile e quello al polmone. In Italia nel 2022 sono state stimate circa 48.100 nuove diagnosi, distribuite in modo similare tra uomini e donne: di più solo quelle di tumore alla mammella. Stando a quanto afferma l’AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), l’incidenza nel nostro Paese nell’ultimo ventennio è calata per entrambi i sessi, e ancor più evidente è stata la riduzione della mortalità per il cancro del colon-retto, con tassi diminuiti di circa il 10 per cento nell’ultimo quinquennio. Tutti questi progressi sono legati soprattutto all’ampliamento dei programmi di screening e alla diagnosi precoce, ma anche ai miglioramenti delle terapie mediche e chirurgiche. Secondo l’ultimo report “I numeri del cancro in Italia” di Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) nel nostro Paese sono 513.500 le persone viventi dopo una diagnosi di tumore del colon retto.

Altre patologie

La maggior parte dei tumori al colon nasce dalla trasformazione in senso maligno di polipi, piccole escrescenze generate dal proliferare delle cellule della mucosa intestinale. Non tutti i polipi evolvono in neoplasie maligne: il rischio aumenta con l’incremento delle dimensioni, la presenza contemporanea di più polipi o se vengono riscontrate aree di displasia.

La forma più diffusa di tumore al colon è l’adenocarcinoma; decisamente più rari il carcinoma squamoso e il carcinoma indifferenziato.

Il tumore non è però l’unica patologia che può colpire questo organo, particolarmente delicato. È infatti tra le zone in cui più di frequente si presenta il morbo di Crohn, malattia infiammatoria cronica che si manifesta con diarrea e dolori addominali: un’affezione che può portare a complicanze come la stenosi, cioè un restringimento di alcuni tratti dell’intestino. Un’altra insidia è rappresentata dalla colite ulcerosa, che si origina nell’ano e poi si estende fino al colon. Comporta presenza di diarrea e muco nelle feci, a volte anche macchiate di sangue, ed è spesso caratterizzata da ulcere.

Attenzione anche alla sindrome del colon irritabile, che comporta dolori addominali e un’alterata attività intestinale, spesso in soggetti sottoposti a forti periodi di stress. Infine, la diverticolosi, caratterizzata da piccole “tasche” che si formano nel colon: se non curata, può evolvere in diverticolite, fino ad arrivare alla perforazione dell’intestino.

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Corretti stili di vita e controlli regolari

Pur essendo tra le neoplasie più diffuse, il tumore del colon-retto non è facile da individuare. Il motivo? Spesso i sintomi quali diarrea, costipazione, presenza di sangue nelle feci, meteorismo e gonfiore addominale sono comuni a quelli di altre patologie (come emorroidi o infiammazioni varie). Inoltre, nella fase iniziale il tumore non causa disturbi. Ecco perché risulta fondamentale sottoporsi a periodici esami di controllo e rivolgersi a uno specialista quando eventuali problemi intestinali non migliorano nel giro di poche settimane. Oltre ai campanelli di allarme già elencati, non vanno trascurati altri segnali quali la perdita di peso senza causa apparente, la stanchezza e il prurito anale.

Fattori di rischio e prevenzione

Sono diversi i fattori di rischio associati al tumore al colon. Il primo è l’età, visto che la malattia si manifesta principalmente dopo i 60 anni. Incide anche il fattore genetico: la probabilità di cancro aumenta se in famiglia ci sono stati casi di poliposi familiare adenomatosa (FAP) o di sindrome di Lynch. Cresce il rischio anche in presenza di infiammazioni croniche, quali  la colite ulcerosa e il morbo di Crohn.

Altri fattori sono invece legati a stili di vita non corretti: dieta ricca di grassi animali, carni rosse, insaccati e povera di fibre; obesità e sedentarietà; fumo; abuso di alcol.

Già da questa veloce carrellata emerge chiaramente come le sane abitudini quotidiane siano alla base della prevenzione non solo del tumore al colon, ma anche di tutte le altre patologie collegate a questa zona dell’intestino. Largo quindi a frutta, verdure e fibre sulla tavola, limitando carni rosse, salumi e bevande alcoliche. Importante anche praticare quotidianamente attività fisica, anche in forma moderata,  e tenere costantemente sotto controllo il proprio peso corporeo. Infine, stop assoluto a sigarette e tabacco.

Esami fondamentali

Secondo le stime, il tumore al colon-retto ha causato in Italia circa 21.700 decessi nel 2021. Un numero ancora elevato, che però si è ridotto negli ultimi anni: l’accertamento nelle fasi iniziali di sviluppo, prima che la patologia provochi disturbi, rende oggi questo tipo di cancro sempre più curabile. Perché ciò accada, è fondamentale il ruolo dei controlli.

Lo screening per scoprire il tumore del colon-retto rientra nel programma di prevenzione organizzato e proposto dal Servizio sanitario nazionale, ogni due anni, a tutte le persone dai 50 ai 69 anni di età. Il test diagnostico di base è la ricerca del sangue occulto nelle feci, a cui vengono fatti seguire ulteriori accertamenti come, ad esempio, la colonscopia, un esame che consente al medico di esplorare le pareti interne dell’intestino crasso e del retto. Solo una piccola parte dei programmi di screening attivi in Italia prevede, al posto della ricerca del sangue occulto, la rettosigmoidoscopia eseguita una sola volta all’età di 58-60 anni.

I dati dell’Iss mostrano che purtroppo la copertura nazionale dello screening colorettale è ancora piuttosto bassa: nel biennio 2020/21 è stata del 44% per la fascia 50-69 anni, con una forte variazione tra le regioni del Nord (tutte oltre il 67%) e quelle del Sud, in media attorno al 25%. La Sardegna, con il 42,4%, si mostra in linea con la media nazionale. 

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Colon irritabile: disturbi persistenti e difficili da superare
Mal di pancia, gonfiore, diarrea e stitichezza: sono sintomi con cui praticamente tutti hanno dovuto convivere qualche volta. Ma quando i problemi si mostrano persistenti e impattano in modo significativo sulla qualità della vita, ecco che si parla di sindrome del colon irritabile (o colite spastica).  Questa condizione riguarda circa il 10% della popolazione, tanto che risulta essere la seconda causa di assenza dal lavoro,  battuta soltanto dall’influenza stagionale. I sintomi di solito non sono continui, ma si manifestano in modo intermittente durante un ampio lasso di tempo.

Poche certezze

Le cause dell’insorgenza non sono state ben chiarite: le principali ipotesi sono legate al passaggio del cibo nell’intestino troppo veloce o troppo lento, allo stress, ad alterazioni della flora batterica intestinale e anche alla presenza di altri casi in famiglia.  E, così come non ci sono certezze sulle cause, mancano sicurezze anche sui possibili rimedi alla sindrome del colon irritabile. L’importante è comunque consultarsi con il proprio medico al fine di valutare se i disturbi a livello intestinale siano “spie” di patologie più gravi come il tumore al colon. Utili anche gli esami del sangue, per escludere la celiachia e la possibile presenza di condizioni infiammatorie intestinali, e quello delle feci. Non esistendo terapie specifiche, si può cercare di attenuare i disturbi legati alla sindrome del colon irritabile attraverso la dieta e lo stile di vita. Chi ha a che fare con la diarrea deve cercare di ridurre i cibi ricchi di fibre, come cereali integrali, noci, nocciole e semi, e di evitare i prodotti contenenti sorbitolo. Al contrario, in caso di stitichezza è opportuno bere molta acqua, assumere più fibre e aumentare l’attività fisica. In caso di gonfiore, crampi e flatulenze, vanno limitate le bevande gasate e alcuni tipi di vegetali (cavolfiore, piselli, broccoli, fagioli) ed è opportuno non masticare chewing-gum.

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