Uno spazio per accogliere i piccoli pazienti e le loro famiglie, un luogo dove ricreare un po’ di intimità lontani da casa per affrontare al meglio un difficile percorso di cura: da 30 anni l’Astafos, Associazione sarda per la tutela e l’assistenza ai fanciulli oncoematologici, è vicina ai genitori che vedono abbattersi sui propri bambini una diagnosi che pesa come una condanna. Lo fa mettendo a disposizione gratuitamente i propri alloggi, un nido dove poter riposare dopo ore di tormento.

A questo gruppo di volontari andranno i fondi ricavati dall’iniziativa solidale Alba Vitae, un progetto nato 12 anni fa per volontà dell’Associazione Italiana Sommelier del Veneto. Per il secondo anno consecutivo, Ais Sardegna partecipa all’iniziativa proponendo la vendita di un vino prodotto dalle cantine di Santadi, il Rocca Rubia. «Abbiamo cercato, come in passato, di individuare un’associazione con una visibilità minore rispetto a tante altre – dice Antonio Furesi, neo presidente di Ais Sardegna – e una cantina, quella di Santadi, con un vitigno rappresentativo di un intero territorio. Ci piacerebbe fare un percorso che nel tempo racconti una parte diversa dell’Isola e individuare, di volta in volta, una realtà a cui dare il nostro contributo. In questi due anni, i piccoli pazienti sono stati la nostra priorità. La malattia di un bambino è devastante per tutta la famiglia con problematiche di cui spesso non si tiene conto».

Secondo i dati dell'Associazione italiana registri tumori, in Italia la media dei tumori pediatrici è di 1.400 casi all’anno tra 0 e14 anni e 900 tra i 15e i 19 anni. Oggi il tasso di mortalità è in netta diminuzione: l’80 per cento dei bambini riesce a guarire. L’iter delle cure, spesso lunghe e invasive, genera anche enormi problemi pratici oltre che psicologici. È qui che interviene l’Astafos. «Diamo il nostro supporto alle famiglie, dalle cose pratiche per allestire la casa all’aiuto psicologico, evitando di essere invadenti – spiega il presidente di Astafos Ugo Mancini – qui si scaricano le tensioni accumulate durante la giornata condividendo gli spazi con le altre famiglie conosciute in ospedale. Si danno forza l’un l’altro».

Tenere aperto il centro con i servizi annessi non è semplice. Gli alloggi, sorti in uno spazio concesso dal Comune di Cagliari nel 1998 nei pressi dell’ospedale Brotzu, in un ex mercatino rionale, sono passati da tre a otto stanze, ognuna dotata di bagno. «Siamo grati all’Ais per la visibilità e l’aiuto economico – prosegue Mancini – la solidarietà non deve fermarsi mai. Ci sono situazioni di bisogno: abbiamo avuto famiglie che dovevano decidere se mangiare o curare i bambini. Vogliamo evitare che questo accada».

Carla Zizi

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