L’Unione Europea che a breve, dopo le urne dei giorni 8 e 9 giugno prossimi, vedrà rinnovato il suo Parlamento, anche da ultimo, ha confermato, intensificandolo, il proprio sostegno all’Ucraina, coordinando in maniera capillare le iniziative intraprese ed intraprendende, con i partner e gli alleati.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica, ha voluto ricordare quanto sia prezioso il contributo del Paese “e in esso delle Forze Armate, alla causa della pace e della stabilità internazionali … nell’odierna situazione caratterizzata da devastazioni e aggressioni alle popolazioni civili in Europa e Medio Oriente”.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, come riportato dall’agenzia Ansa, ai Fori Imperiali per la Festa della Repubblica, e con riferimento all’Unione Europea, ha dichiarato che “dovremmo tornare a quell’embrione di sogno europeo”, ossia “una idea di Europa che immaginava che la sua forza, la forza della sua unione, fosse anche la forza e la specificità degli stati nazionali”.

Ebbene. I fatti recenti di rilievo internazionale, avvicendatisi dal 24 febbraio dell’anno 2022 ad oggi, e le dichiarazioni dei massimi rappresentanti del Paese, sembrerebbero indurre e dovrebbero ispirare, una riflessione profonda in merito ai valori e agli interessi comuni che l’Europa, in tutta la sua consistenza soggettiva, dovrebbe riscoprire, individuare ex novo, e condividere unanimemente.

La nuova “stagione costituzionale”, se così possa definirsi, che sembra affacciarsi all’attenzione comune in conseguenza delle annunciate riforme, parrebbe aver contribuito a risvegliare l’interesse attorno al tema, fondamentale nel contesto contingente, dell’identità europea e del valore pregnante da attribuirsi alla stessa. Quale rilievo, dunque, viene dato nei nostri giorni a quella che si è sempre ricercata per essere l’elemento centrale ed imprescindibile dell’acquis communautaire? In vista delle prossime urne, potrebbe rendersi necessario pensare ad un inedito modello di governance? Quale nuovo modello di Europa, o inedita e/o rinnovata identità comune si intende costruire? Sarebbe oggi possibile riprendere, da dove lo si è lasciato, il progetto di una Costituzione Europea?

Al proposito, non sarà probabilmente superfluo rammentare che L. Febvre, nell’oramai lontano 1944, scrisse che l’Europa aveva rappresentato quasi un “rifugio” per quanti avessero voluto credere ancora, a seguito delle guerre mondiali, nella possibile esistenza di una società rispettosa dei diritti dell’uomo e del cittadino, e in un sistema organizzativo pacifico di Stati nazionali. E neppure sarà superfluo osservare come la (ri) costruzione (se così possa dirsi) dell’unità culturale e spirituale di questa Europa dei giorni correnti, possa e debba considerarsi, quale condizione necessaria, e/o presupposto fondante, per poter portare a compimento qualsivoglia progetto politico, anche solo e semplicemente rinnovandolo, in adeguamento alle vicissitudini geopolitiche contingenti. Intanto, perché, la costruzione, e/o ricostruzione di una identità europea in quanto tale, pare non possa prescindere dalla individuazione concordata di simboli e valori comuni e condivisi. Quindi, perché, la riscoperta del profilo identitario europeo, in alcun modo dovrebbe e/o potrebbe prescindere da un forte e consapevole sentimento di appartenenza a una dimensione abituale, consueta ed ordinaria di civiltà. Infine, perché, anche il solo sentirsi quali cittadini europei, sembrerebbe avere quale corollario quello che generalmente verrebbe definito come “senso di appartenenza” finalizzato alla ricerca ed alla individuazione di un insieme di valori che possano qualificarsi come realmente identificativi e qualificanti dell’Europa, la quale, lungi dal poter essere concepita come pura e semplice unione di Stati, andrebbe piuttosto considerata alla stregua di un assetto organizzato dotato di una propria e definita identità culturale peculiare, all’interno della quale ogni Membro delega parte della propria sovranità pur restando in condizione di parità rispetto agli altri. Dicendolo altrimenti, quella che viene comunemente definita come cessione della sovranità sembrerebbe costituire, come in effetti costituisce, elemento imprescindibile dello stare insieme per la realizzazione di equilibri condivisi in forza dei quali ciascuno Stato Membro contribuisce, di concerto con gli altri, ed in posizione di parità, alla costruzione delle regole comuni. L’Unione Europea che ha già, nel corso dei lunghi anni trascorsi, garantito la pace nell’intero continente, può ancora, e meglio, continuare a garantirla, e dalla medesima non sembra potersi prescindere siccome l’Unione Europea, il modello sociale e umano che essa rappresenta e circoscrive, si sostanzia nella condivisione di quelli che fin da principio furono identificati quali valori fondamentali, ossia l’impegno costante per la realizzazione di una pace durevole, l’uguaglianza, la libertà, la sicurezza, l’unità, e, ultimo, ma non ultimo, la solidarietà. Multiculturalismo, divieto di discriminazione e principio di parità di trattamento: questi i tratti caratteristici. Gli elementi fondanti che possono contribuire a rafforzare il ruolo dell’Unione Europea quale mediatrice di Pace ed interlocutore necessario nelle mediazioni internazionali.

Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro

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