Ci ha pensato: «Se dicessi che non l’ho fatto, non sarei umano». Da un posto alla Camera a un incarico di governo, le luci della possibile ribalta romana sono rimaste accese per giorni su Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari e anima portante di Fratelli d’Italia nell’Isola: «Ma la scelta è stata semplice. Ho preso un impegno per la mia città e intendo portarlo avanti sino alla fine del mandato».

Qualcuno le ha chiesto ufficialmente di candidarsi?

«È stata chiesta la disponibilità a chi ha un ruolo visibile nel partito».

E lei l’ha data?

«Io ho fatto una scelta di coerenza che va oltre il mio tornaconto personale. Ho deciso di restare a Cagliari, nella mia città».

Non l’hanno convinta neanche i sondaggi così favorevoli per Fratelli d’Italia?

«Di sicuro fa un certo effetto vedere dove è arrivato il partito: siamo nati nove anni fa col 2 per cento e ora ci vediamo accreditati di un potenziale 20 per cento».

Si parla di sei-sette parlamentari sardi.

«C’è la prospettiva di fare un ottimo risultato, con molti spazi. Un bel punto di arrivo per il partito nell’Isola».

È vera l’idea di un incarico di governo per lei (se dovesse vincere il centrodestra)?

«Ribadisco: io ho scelto Cagliari. In caso di vittoria del centrodestra, sarà però importante fare in modo che ci sia un rappresentante locale nel Governo. Mi batterò per questo».

Ha sentito Giorgia Meloni?

«Non ho parlato direttamente con Giorgia, ho parlato con altri dirigenti».

Ma lei è il sindaco di Cagliari.

«Il mio incarico è elevato ma so quanto lo è il suo. Non c’era bisogno di coinvolgerla, anche perché la mia decisione è stata rapida».

Per il partito non è conveniente lasciare la guida del capoluogo dell’Isola.

«Questa valutazione, ovviamente si doveva fare. E si è fatta».

Da città governata da Fratelli d’Italia a nuove elezioni: un salto nel buio con tutti i rischi del caso.

«Rischi che non si correranno perché resto a Cagliari sino alla fine del mio mandato. Poi decideranno gli elettori».

Nel 2024 correrà di nuovo per palazzo Bacaredda?

«Abbiamo attraversato il lungo periodo del Covid in cui molte cose si sono fermate. Ho sempre detto che vorrei portare a compimento i tanti programmi avviati, i tanti progetti in cantiere».

Tipo?

«Mi viene subito in mente il ricongiungimento della città col suo litorale: il progetto Bonaria-Su Siccu-Fiera. E poi lo stadio, via Roma, via Dante, viale Buoncammino. Tante iniziative che vedranno la luce a breve».

Ci sono anche i rifiuti.

«È un problema che ha vari aspetti. Prima buona notizia: a settembre arriva il nuovo ecocentro. Seconda buona notizia: la maggior parte dei cittadini fa bene la raccolta differenziata (siamo il miglior capoluogo di regione a quota 74 per cento) e rispetta il decoro della città».

E le notizie cattive?

«Ci sono difficoltà sul fronte dello spazzamento, della pulizia delle strade. Una questione legata all’inciviltà di poche frange di cittadini, residenti e non residenti».

Il Comune non ha nessuna responsabilità?

«Per carità, defaillance ce ne sono, cose da migliorare anche. Ma molto dipende dal comportamento delle persone, dal senso civico. Nessuno può dire che le strade non vengano pulite».

L’illuminazione pubblica a singhiozzo?

«C’erano dei problemi con la manutenzione degli impianti ma sono stati risolti».

Tutti i fine settimana il centro storico fa i conti con la malamovida.

«Stiamo portando avanti un’attività di prevenzione e di repressione. Siamo intervenuti con politiche sociali nelle fasce più giovani. Però ci sono tanti giovani e giovanissimi che arrivano da fuori, dall’hinterland e anche oltre. Gli interventi di prevenzione possiamo farli sui residenti».

Servono più controlli?

«Ci sono molti più vigili di prima per strada, c’è stata una crescita del servizio ed è visibile».

Infatti fioccano le multe.

«Quando i vigili sono pochi ci si lamenta, se sono tanti ci si lamenta lo stesso».

Tra un mese si vota: cosa si aspetta da sindaco?

«Mi aspetto che vinca il centrodestra e anche di avere un’interlocuzione adeguata col nuovo Governo».

Prima non ce l’aveva?

«Sono l’unico sindaco di città metropolitana non affine al Governo. Non avevamo un dialogo privilegiato».

I fondi del Pnrr però sono arrivati lo stesso.

«I 700 milioni che abbiamo portato in città li abbiamo ottenuti senza corsie preferenziali».

Il Governo non vi ha penalizzati.

«L’assegnazione dei fondi dimostra che i nostri progetti sono assolutamente credibili».

Qual è l’obiettivo finale dei fondi?

«L’obiettivo è continuare a lavorare per creare una città green. Più aree verdi, meno rifiuti e più valorizzati. Una città efficiente dal punto di vista energetico e che non sprechi risorse importanti. Nello stesso tempo una città che non lasci indietro nessuno e possa creare opportunità per tutti. Mi batterò anche per arrivare a un vero e proprio patto per Cagliari».

Patto?

«Che ci permetta, da un lato di affrontare le emergenze delle periferie, dei quartieri popolari, e dall’altro di guardare al rilancio del sistema produttivo, puntando in primis sull’area industriale e sul porto canale».

Giulio Zasso

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