"Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione”.

Un anno fa, esattamente il 13 febbraio 2021, giurava il governo Draghi, il sessantasettesimo esecutivo della Repubblica Italiana e il terzo della XVIII legislatura.

Un governo “di alto profilo e che non debba identificarsi con alcuna formula politica”, lo definì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella spiegando la scelta con cui intendeva chiudere una crisi nata venti giorni prima. Un governo di unità nazionale (che ottenne 262 voti favorevoli al Senato e 535 alla Camera) che potesse mettere d’accordo una maggioranza larghissima dalla sinistra fino alla Lega di Salvini. Un esecutivo “tutti dentro”, ad eccezione di Fratelli D'Italia, per superare la drammatica crisi della pandemia di Covid e aiutare la ripartenza del Paese definendo i progetti, molti infrastrutturali, finanziati con il Recovery Plan europeo. 

LA CRISI – Dopo tensioni durate settimane, la crisi era partita ufficialmente il 13 gennaio quando Matteo Renzi annunciò il ritiro dei componenti dell’esecutivo di Italia Viva. La situazione precipitò in pochi giorni: il 25 gennaio l’allora premier Giuseppe Conte, prendendo atto che la relazione sulla prescrizione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede non sarebbe mai riuscita a ottenere i voti necessari per l'approvazione al Senato, annunciò le dimissioni per il giorno successivo. Dopo pochi giorni di consultazioni, il 2 febbraio Mattarella conferì ufficialmente l’incarico a Draghi di formare il nuovo governo.

LA PANDEMIA – Una delle  prime mosse di Draghi è stata quella di affidare, il primo marzo, il ruolo di commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza Covid-19 al generale di corpo d'armata Francesco Paolo Figliuolo. Un ruolo che ha come base la "mission" prioritaria di avviare e portare a compimento la campagna vaccinale nazionale contro il coronavirus. Un vero e proprio tour de force che è riuscito nell’intento di vaccinare, almeno con una prima dose, più del 90% della popolazione under12. L’88% degli italiani ha completato il ciclo vaccinale, anche grazie a mosse progressive culminate con il green pass e l’obbligo vaccinale agli over 50.

IL PNRR – Il secondo grande obiettivo per Draghi era la gestione degli oltre 220 miliardi complessivi messi a disposizione dall'Ue per progetti ben definiti nell'ambito del Pnrr, il Piano Nazionale di ripresa e resilienza. I primi 51 obiettivi previsti nel 2021 sono stati già raggiunti  e una prima tranche da 24 miliardi (che si aggiungeranno ai 24 già ricevuti) è stata sbloccata dall’Unione europea. Ma nel 2022, di obiettivi, ne andranno conseguiti cento. Solo previa verifica saranno sbloccati altri 45 miliardi.

LA POLITICA ESTERA  – Agli occhi dell'Europa Draghi è l'uomo dal quale non si può prescindere, "the lender of last resort" del capitale istituzionale italiano. La sua presenza ai vertici dello Stato - si concorda in Ue, in molte Capitali europee e in ambienti politici ed economici nazionali - è un elemento di stabilità e garanzia per l'attuazione del Recovery Plan. Come ebbe a dire il premier spagnolo Pedro Sanchez: “Quando parla, lui, noi prendiamo appunti”.

(Unioneonline/D)

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