A 19 giorni dal voto del 4 marzo, da domani si inizia a fare sul serio.

Prende il via la XVIII legislatura e si apre, a Montecitorio e a Palazzo Madama, la partita dell'elezione dei presidenti delle Camere.

Tutti i partiti sono in fibrillazione, ecco le posizioni delle tre forze politiche principali.

CENTRODESTRA - La coalizione di centrodestra è l'unica che per il momento sembra avere le idee chiare. Nel vertice Berlusconi-Salvini-Meloni, che si è tenuto in mattinata a Palazzo Grazioli, i tre leader hanno confermato il nome per la presidenza del Senato. È quello - inviso ai 5 Stelle - di Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato. Il centrodestra è ovviamente disposto, sempre che si raggiunga un accordo, a votare il candidato pentastellato alla Camera. Il nome di Romani è stato accettato anche da Salvini, che ha rinunciato a Palazzo Madama dopo che la Lega si è presa il candidato alla presidenza della regione Friuli: sarà Massimiliano Fedriga. Tuttavia sta iniziando a circolare il nome di Anna Maria Bernini, nome che potrebbe incassare il sì dei pentastellati. à

M5S - La mossa del centrodestra, che ha chiesto anche la presenza di Luigi Di Maio al tavolo delle trattative con Silvio Berlusconi, spiazza i pentastellati. Il capo politico non vuole sedere al tavolo con l'ex premier, e ai grillini ortodossi non piace il nome di Paolo Romani, come ha più volte ribadito lo stesso Di Maio. M5S punta su Roberto Fico, ma sa che deve trovare un accordo col centrodestra per ottenere i voti necessari all'elezione del suo candidato. Di qui l'imbarazzo dei pentastellati: restare fedeli ai propri principi per cui nessun condannato deve presiedere Palazzo Madama? (Romani è stato in passato condannato per peculato). O fare di necessità virtù, cedere su Romani e portare Fico sullo scranno più alto di Montecitorio? L'assemblea congiunta dei gruppi pentastellati di Camera e Senato, prevista per oggi alle 13 proprio per individuare il candidato per la Camera, è stata rinviata. E a cercare di rompere l'impasse è intervenuto nuovamente Luigi Di Maio, con un post su Facebook: "Nelle ultime ore notiamo difficoltà nel percorso che porta all'individuazione dei presidenti delle Camera: il Pd si è rifiutato di partecipare al tavolo di concertazione proposto dal centrodestra, e lo stesso centrodestra continua a proporre Romani che per noi è invotabile. Per questa ragione proponiamo un nuovo incontro tra i capigruppo di tutte le forze politiche per ristabilire un dialogo proficuo al fine di individuare figure di garanzia per la presidenza delle Camere".

PD - I dem restano fuori dalla partita, anche se oggi Ettore Rosato ha lanciato un segnale d'apertura. "Movimento 5 Stelle e Forza Italia ci hanno detto di aver già deciso i presidenti di Camera e Senato. Così non va bene, noi siamo disponibili a confrontarci e a ragionare insieme se si riparte da zero". Durante le operazioni di voto, ha aggiunto, "non faremo come M5S che quasi occupò l'Aula quando abbiamo votato Grasso e Boldrini". I dem, insomma, avranno un atteggiamento "responsabile", "ma non sosterremo candidature che non sono condivise". Anche loro faranno muro su Romani, almeno così sembra.

(Unioneonline/L)

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