Salvini-Tajani, è gelo. Il forzista: «Partito quaquaraquà»
«Il ministro degli Esteri si faccia aiutare», dicono dal Carroccio. E il leader azzurro, già infastidito dall’attivismo di Salvini, risponde per le rime(Ansa)
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È gelo fra Matteo Salvini e Antonio Tajani. L'ultimo affondo della Lega nei confronti del ministro degli Esteri, per tramite di Claudio Durigon, è un invito a «farsi aiutare» nel rapporto con gli Usa, perché «è in una posizione un po' difficile» visto che «è un sostenitore di Ursula e del suo piano di riarmo e sappiamo tutti che von der Leyen non ha grandi rapporti con l'amministrazione americana».
In Forza Italia si sono affrettati a ribadire che la politica estera la fanno Tajani e Meloni e lo stesso ministro degli Esteri, in un evento organizzato dagli azzurri a Milano, non le ha mandate a dire.
«A volte ci attaccano anche aspramente, non ragioniam di lor ma guarda e passa», così ha chiuso l’evento, ma prima aveva detto anche cose più pesanti nei confronti della Lega di Salvini, pur senza nominarla.
«Forse ci attaccano perché pensavano che ci saremmo sciolti come neve al sole o perché pensavano di saccheggiare i nostri pascoli. Ma abbiamo saputo difendere le nostre pecorelle e i nostri elettori sono aumentati».
Ancora: «Noi non pronunciamo mai parole contro i nostri alleati, siamo sempre leali anche se a volte siamo molto distanti. Non creeremo mai problemi alla coalizione, siamo seri e responsabili».
«Il nostro – ha detto ancora Tajani in una vera e propria escalation – è un partito serio, che si differenzia da un partito quaquaraquà. Un partito quaquaraquà è un partito che parla, sono partiti populisti che un giorno dicono una cosa e un altro giorno ne dicono un’altra. Noi preferiamo lavorare e non strillare».
Non è mancata una sottolineatura sui Patrioti, il gruppo europeo della Lega, che «sono fuori da ogni gioco politico a Bruxelles».
In mezzo, Giorgia Meloni, non poco irritata per l’attivismo di Salvini anche sui delicati dossier internazionali. E le opposizioni che parlano di «crisi di goveno» e di «Tajani sfiduciato».
Per Elly Schlein lo scontro Lega-FI «in qualsiasi Paese avrebbe già aperto una crisi di governo». L'esecutivo «non sta più in piedi», concorda Angelo Bonelli. E Riccardo Magi sostiene che «Meloni non ha una maggioranza in politica estera» e si chiede «con quale credibilità andrà al vertice della coalizione dei volenterosi giovedì».
Tajani ne ha anche per loro: «Poverini, si illudono». Il governo conta sulle capacità di sintesi di Giorgia Meloni e i pompieri provano a ridimensionare il tutto, ricordando che «Salvini ha il congresso ad aprile e vuole far vedere che la Lega è centrale».
Eppure fonti di maggioranza raccontano che ultimamente i due vicepremier praticamente non si parlano, e si incrociano solo in Consiglio dei ministri.
(Unioneonline)