«Al ministero degli Interni c'è un amico, una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi. Sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire e se qualcuno in passato poteva dire “Salvini non può andare agli Interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro”, adesso questo alibi non c'è più. Ma in questo momento sto bene dove sto. E poi parlerò con Giorgia e con Matteo, questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo». Così il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini a Milano, rispondendo a chi gli ha chiesto di un ipotetico ritorno al Viminale dopo l'assoluzione nel processo Open Arms.

«La riforma della giustizia, la responsabilità civile dei giudici che sbagliano e ne devono rispondere personalmente, la separazione delle carriere, servono non a Matteo Salvini ma a 60 milioni di italiani. Ora più che mai è urgente la riforma della giustizia», ha aggiunto Salvini. 

 Innanzitutto  dopo tre anni, ha sottolineato parlando della sua assoluzione, «è bello tornare a Milano da persona libera e non da potenziale, presunto delinquente, criminale e sequestratore. Ci abbiamo messo tre anni, però abbiamo ribadito che difendere i confini e la patria, proteggere gli italiani, contrastare i trafficanti e gli scafisti, rimandare associazioni straniere nel loro Paese e i clandestini là da dove sono arrivati è legittimo, è un diritto e un dovere. E quindi a sinistra se ne facciano una ragione, sono contento che sia finita così».

«È la dimostrazione che fra i 9mila giudici ce ne sono di liberi», ha osservato,  «ma il fatto che io sia stato assolto in primo grado non significa che la giustizia non vada profondamente riformata, perché ogni anno mille italiani vengono ingiustamente incarcerati per errore e scarcerati dopo qualche mese o qualche anno con una pacca sulla spalla».

(Unioneonline)

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