È stato depositato stamattina al tribunale civile di Cagliari il ricorso della Regione Sardegna contro il governo per la restituzione degli accantonamenti non dovuti e dei fondi, incamerati dallo Stato, destinati alle funzioni già di competenza delle Province.

In totale, la Giunta Pigliaru - che ha approvato in mattinata la delibera relativa al deposito del ricorso - chiede che il governo sia condannato a pagare 385 milioni.

È la prima volta che la Regione porta il governo in tribunale.

La gran parte della somma richiesta è rappresentata dai 285 milioni trattenuti dalle casse statali nel 2018 come accantonamenti (cioè il contributo regionale al risanamento del debito pubblico italiano).

Una somma che la Regione riteneva non dovuta, cosa poi confermata dalla Corte costituzionale.

Sempre su una sentenza della Consulta si basa poi la richiesta di 33,4 milioni per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018.

In questo caso, si contesta il fatto che, dopo la riforma degli enti locali che ha ridotto i compiti delle Province, non siano state trasferite alla Regione le risorse derivate dalla finanza degli enti locali, che servivano appunto a coprire quella parte di funzioni ereditata dalla Regione stessa. Il ricorso è firmato dall'avvocato del foro di Roma Massimo Luciani e da Alessandra Camba, direttrice generale dell'area legale della Regione.

"È un passo molto importante e una cosa del tutto inusuale nei rapporti tra Stato e Regione", ammette l'assessore al Bilancio Raffaele Paci.

"Ma - aggiunge - siamo forti della del gennaio scorso, che ci ha dato ragione sulla questione accantonamenti e che riteniamo immediatamente esecutiva".

Ieri è stata depositata anche l'annunciata impugnazione, davanti alla Consulta, della Finanziaria nazionale, nella parte in cui pretende anche per il 2019 dalla Regione i 285 milioni di accantonamenti contestati.
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