Nel giorno della direzione che segnerà la fine della sua segreteria e l'inizio di una fase di reggenza affidata al suo vice Maurizio Martina, Matteo Renzi detta la linea al Pd: "Nessun accordo con gli estremisti, un po' di opposizione ci farà bene".

In un'intervista al Corriere della Sera, il dimissionario segretario dem individua le cause della sconfitta: "La linea era confusa, né carne né pesce: così prudenti e moderati da sembrare timidi e rinunciatari. Dopo un dibattito interno logorante, alcuni nostri candidati non hanno neanche proposto il voto sul simbolo del Pd, ma solo sulla loro persona".

Sul futuro segretario e sui vari nomi che si fanno per la successione - Calenda, Delrio, Zingaretti - l'ex premier non si esprime: "Sono tutte persone con cui ho lavorato per anni, non parlo male di loro. E se qualcuno ha cambiato idea su di me è libero di farlo: vedo in giro fenomeni che spiegano che abbiamo sbagliato tutto, però non riescono a dirci perché nelle regioni che governano loro il Pd è andato peggio della media (chiaro il riferimento a Michele Emiliano, ndr)".

Sul tema delle alleanze, porte chiuse a tutti: "Non esiste governo guidato dai 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd, e non è un problema di odio. I grillini sono un'esperienza politica radicalmente diversa da noi: sui valori, sula democrazia interna, sui vaccini, sull'Europa, sul concetto di lavoro e assistenzialismo, di giustizia e giustizialismo. Non faremo governi con gli estremisti, e per noi sono estremisti sia i 5 Stelle che la Lega. L'unico modo che hanno per fare un governo è mettersi insieme".

Di Maio e Salvini, spiega l'ex premier, "hanno il dovere di provarci" perché hanno lo stesso programma "su vaccini, Europa, immigrazione, burocrazia, tasse".

Il Pd, insomma, "non farà da stampella a nessuno" e starà all'opposizione, "dove ci hanno messo i cittadini".

Infine, sul suo futuro: "Farò il senatore, un po' di opposizione ci farà bene. E io a 43 anni se mi guardo indietro devo solo dire grazie. Perché abbiamo fatto tante cose, abbiamo anche sbagliato, certo, ma è meglio sbagliare talvolta che rimandare sempre. Ho guidato per cinque anni la mia città, per mille giorni il mio Paese. Ho portato il mio partito ad essere il più votato in Europa e grazie a questo risultato abbiamo vinto la battaglia della flessibilità a Bruxelles. Adesso si apre una pagina nuova".

"Io non mollo - ha poi scritto nella sua ultima enews -. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri. Il futuro prima o poi torna".

(Unioneonline/L)

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