Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla legge delega per la riunione fiscale, senza i ministri della Lega, che non hanno preso parte alla riunione del Cdm. Già durante la cabina di regia il ministro Garavaglia aveva lasciato il tavolo chiedendo tempo per approfondimenti.

Uno strappo che arriva all’indomani del brutto risultato della Lega alle amministrative.

L’assenza della Lega “la spiegherà l’onorevole Salvini oggi o domani”, taglia corto Mario Draghi in conferenza stampa, “ma gli scambi avvenuti in cabina di regia e nelle conversazioni avevano dato sufficienti elementi per valutare la legge delega”.

A chi gli chiede se l’assenza del Carroccio debba portare a una verifica o addirittura a una crisi di governo, il premier risponde: “Non necessariamente. Ci sono diversità di vedute ma l’azione di governo è andata avanti, non è stata interrotta e ci saranno molte altre occasioni di scambio in Parlamento su questa legge e i decreti delegati”. Draghi riconosce che “è un gesto serio, ma quali siano le sue implicazioni bisogna aspettare cosa dice la Lega".

IL PROVVEDIMENTO – "La sostanza del Cdm di oggi – ha spiegato il presidente del Consiglio illustrando il provvedimento - è stata la discussione e l'approvazione della delega fiscale. Vorrei puntualizzare che la legge è una legge delega e quindi è una legge generale che poi andrà riempita da contenuti con un ulteriore momento di confronto". 

Non è l’ultima parola sul fisco, insomma, “il processo non è così semplice, prenderà molti anni”.

"La riforma è un'opportunità verso un sistema che sia più efficiente e meno distorsivo", ha detto il ministro dell'Economia Daniele Franco, precisando che i pilastri della struttura fiscale come Irpef e Iva resteranno "ma verranno riconsiderati".
Uno degli obiettivi è il "contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. E' un problema non nuovo in Italia, si stima sia di circa 100 miliardi e il suo contenimento necessario per ridurre le aliquote e avere una distribuzione del carico più favorevole alla crescita economica".

Tra gli obiettivi del governo c’è quello di “ridurre il cuneo fiscale sul lavoro che in Italia è relativamente elevato, per un lavoratore di reddito medio è di 5 punti superiore a quello della media europea”.
IL CATASTO – Sulla revisione del catasto, il tema contestato dalla Lega. “E’ una riformulazione – precisa Draghi –, il governo si impegna ad accatastare tutto quello che non è accatastato, terreni, abitazioni, e procede a una revisione delle rendite adeguandole a quelle di mercato. Ci vorranno 5 anni, ma nessuno pagherà di più o di meno, le rendite restano invariate”.

"Il contribuente medio non si accorgerà di nulla per quanto riguarda il catasto, resterà tutto come prima", continua il premier.

SALVINI – "Non voto la Delega fiscale perché non contiene quello che era negli accordi. I ministri della Lega non possono averla in mano alle 13.30 per una riunione alle 14. Non è l'oroscopo, non è possibile avere mezz'ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. C'è qualcosa da cambiare nella modalità operativa", così il leader della Lega, replicando a Draghi, ha motivato il no del Carroccio, che ha disertato la riunione del Consiglio dei ministri.

"I nostri ministri mi dicevano che nei corridoio tutti gli altri ministri dicevano 'avete ragione'. Poi dentro per ipocrisia si china il capo e si alza la manina. Noi non chiniamo il capo quando ci sono di mezzo la casa e il risparmio degli italiani. C'è un'ipotesi di aumento di tasse che la Lega non avalla", ha aggiunto. 

"Non è una crisi di governo. C'è un governo che deve chiarire che non è il momento di aumentare le tasse", è la conclusione del leader del Carroccio.

(Unioneonline/L)

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