Le consultazioni sono ancora in corso, ma Mario Draghi ha già incassato apertamente la fiducia di alcune forze politiche, mentre altre hanno già annunciato apertamente la loro posizione o, almeno, le loro condizioni per un eventuale sostegno. E c'è anche chi ha, al contrario già detto no.

Mettendo ordine nella ridda di dichiarazioni, si sono espressi per il sì alla nascita dell'esecutivo guidato dall'ex numero uno della Bce il Partito Democratico, i renziani di Italia Viva e anche Forza Italia.

Il Movimento 5 Stelle è, invece, diviso. Ma la maggior parte dei big pentastellati, da Beppe Grillo a Luigi Di Maio, passando per il premier dimissionario Giuseppe Conte, sta facendo pressioni per l'appoggio. L'ala ortodossa e contraria a Draghi è invece capeggiata da Alessandro Di Battista, che avrebbe con sé una decina di senatori, guidati da Barbara Lezzi.

Sì convinto anche dai quattro parlamentari di Azione e da Centro democratico, così come da Maie e esponenti delle minoranze linguistiche.

Anche Liberi e Uguali dibatte, ma la linea del sì, al netto dei dissidenti, dovrebbe alla fine prevalere.

Chi ha invece detto categoricamente no è la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, mentre la Lega, attraverso il suo leader Matteo Salvini, ha lanciato una sorta di aut aut: "Draghi scelga: o noi o il Movimento 5 Stelle".

Nel Carroccio, però, l'ala guidata da Giorgetti starebbe premendo per non perdere l'occasione di dare un contributo a una personalità di "alto profilo" quale è Draghi.

A conti fatti, insomma, secondo le previsioni e le stime il premier incaricato potrebbe avere una maggioranza corposa sia alla Camera (441 voti almeno, contro una soglia di maggioranza di 316) sia al Senato (oltre 200, contro una soglia di maggioranza di 161).

La partita, però, non è ancora chiusa.

(Unioneonline/l.f.)
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