Stefano Maullu, 56enne europarlamentare, sardo-lombardo, così ama definirsi non solo per il cognome che tradisce le sue origini nell'isola, ma anche perché della Sardegna si è spesso occupato, ha lasciato Forza Italia dopo 24 anni di militanza per entrare in Fratelli D'Italia.

Uno dei primi ad aderire al progetto politico di Berlusconi ("Ho cominciato già nel 1993 formando le liste civiche"), è stato consigliere comunale a Milano, poi consigliere e assessore alla Regione Lombardia. Nel 2014 si è candidato alle Europee risultando il primo dei non eletti. Un anno dopo, in seguito alle dimissioni di Giovanni Toti, è diventato europarlamentare.

Oggi è vicepresidente della commissione Cultura e Istruzione.

Noi di Unionesarda.it gli abbiamo chiesto il perché di questo cambio di bandiera.

Onorevole Maullu, perché ha lasciato Forza Italia?

"Milito nel partito da 24 anni e, soprattutto negli ultimi anni, c'è stata un'involuzione. Non ha la capacità di trovare soluzioni per i cinque milioni di poveri e i tanti disoccupati del nostro Paese. Difende un'Unione Europea che mostra i segni del tempo, non ha il coraggio di dire che le sanzioni alla Russia per noi sono sbagliate e controproducenti".

Cos'è che non va nell'Unione Europea?

"È succube dell'asse franco-tedesco, è divisa in due blocchi e non è capace di integrare i Paesi del Sud. Si pensi anche alla questione migranti: hanno dato sei miliardi a Erdogan per bloccare la rotta balcanica ed evitare che i migranti arrivassero direttamente nel cuore dell'Europa, e non hanno fatto nulla per il Mediterraneo. Forza Italia non si è contrapposta abbastanza neanche a questo".

C'è un problema di leadership in Forza Italia?

"Tajani è una persona perbene, ma è un pezzo della nomenclatura europea".

Perché Fratelli d'Italia e non la Lega?

"Fratelli d'Italia è più coerente con il mio percorso politico. Nasce dall'esperienza di An, poi confluita nel Pdl. Tutela gli interessi nazionali, difende la cultura, la storia, l'identità italiana e il made in Italy. Ha un approccio critico nei confronti della globalizzazione imperante, e credo sia un partito che può ampliare il suo bacino d'utenza".

Con Berlusconi ne ha parlato?

"No, ne ho parlato con i suoi stretti collaboratori; a lui manderò una lettera, anche per ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per il Paese. Berlusconi è stato vittima di un assalto dei tecnocrati, dei poteri forti della finanza e dell'asse franco-tedesco: basti ricordare i sorrisini di Merkel e Sarkozy".

Dal Partito Popolare Europeo a Fratelli D'Italia. Non è un po' contraddittoria la scelta?

"No, Fratelli D'Italia è entrata nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Che difende le identità nazionali ma non è estremista e non è formato da partiti che vogliono uscire dalla Ue. Il gruppo parlamentare vorrebbe una federazione e non un'unione di Stati".

Cosa pensa della manovra del governo giallo-verde?

"Pessima. Ci sono zero investimenti per produrre lavoro e ricchezza. Ed è quello che ci serve, non l'assistenzialismo. I sussidi a chi è in difficoltà vanno bene, ma devono essere temporanei, e già ci sono. Il vero tallone d'Achille del nostro Paese è il rapporto studio-lavoro. Ma sulla creazione di posti di lavoro, la realizzazione delle infrastrutture, M5S ha una visione retrograda. Basti pensare al decreto dignità che già ci ha fatto perdere decine di migliaia di occupati. Le imprese hanno bisogno di flessibilità".

Quindi? Reddito di cittadinanza sì o no?

"No"

Quota 100 sì o no?

"Sì, perché la riforma della Fornero è stata fatta in un periodo storico straordinario".

In Sardegna ci va ogni tanto?

"Mi definisco un sardo-lombardo, in Sardegna ho passato un pezzo d'infanzia. Vengo dalla Marmilla. E nell'Isola ci vado al ritmo di una volta ogni tre settimane".

Alle prossime regionali?

"Appoggerò Christian Solinas in quanto leader della coalizione. E cercherò di dare il mio contributo a Fratelli d'Italia, che nell'Isola ha già degli ottimi esponenti".

Due priorità per la Sardegna.

"Una, la continuità territoriale effettiva, per aprirsi al mondo e ai mercati. Due, una maggiore integrazione tra turismo e cultura, anche per destagionalizzare il turismo che in Sardegna è quasi solo estivo. L'Isola deve assumere una dimensione "glocal": un forte radicamento territoriale, dando grande rilevanza all'identità e alla cultura sarda, e, contemporaneamente, un'interconnessione con il resto del mondo".

Davide Lombardi

(Unioneonline)
© Riproduzione riservata