“Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Ma non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”. 

Recita così l’articolo 88 della Costituzione e quei sei mesi – il cosiddetto “semestre bianco” – sono iniziati per Sergio Mattarella, giunto in dirittura d’arrivo del suo settennato da presidente della Repubblica.

Da oggi e per i prossimi 180 e rotti giorni, dunque, il Capo dello Stato non potrà esercitare una delle sue prerogative principali, lo scioglimento di Camera e Senato, propedeutico alla convocazione di nuove elezioni. Una norma voluta nel Dopoguerra dai padri costituenti – su proposta di Renzo Laconi, deputato sardo del Partito comunista italiano – per mettere al riparo la Repubblica, nata dopo il Ventennio fascista, da possibili blitz anti-democratici. Il timore era infatti che un presidente autoritario in scadenza di incarico potesse prorogarsi i poteri, indicendo nuove elezioni “pilotate” per ottenere la rielezione.

Mattarella è stato eletto il 3 febbraio 2015. Il suo mandato si concluderà ufficialmente il 31 gennaio 2022. Nei giorni successivi inizieranno le votazioni in Parlamento per eleggere il suo successore al Colle. Il nuovo presidente sarà il 13esimo eletto dalla nascita dell’Italia repubblicana.

(Unioneonline/l.f.)

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