C’è un tifoso del Cagliari al Senato che fa il capogruppo del Pd. Niente di strano se non fosse che è toscano, nativo di Barga e attorniato da parenti con ben altri gusti calcistici.

Probabilmente è uno dei tantissimi fan di Gigi Riva, tra i migliori giocatori di tutti i tempi, sparsi in mezzo mondo.

Quando i rossoblù vincevano lo scudetto Andrea Marcucci aveva 5 anni e forse non sapeva quale futuro politico lo aspettava, però di lì a poco avrebbe tifato per la squadra di Scopigno, il glorioso condottiero che portò il Cagliari a conquistare un successo storico.

La carriera di Marcucci nelle istituzioni inizia nel 1990 da consigliere provinciale e assessore alla pubblica istruzione e cultura di Lucca, tra le file del Partito Liberale Italiano.

Dopo tre anni come deputato e vice capogruppo del PLI, dal ’92 al ’94, si dedica alle imprese di famiglia ricoprendo l’incarico di amministratore delegato della Kedrion, colosso degli emoderivati fondato dal padre Guelfo in seguito alla ristrutturazione di Sclavo, Aima Plasmaderivati, Farma Biogin, e occupandosi del centro turistico Il Ciocco, successivamente dato in gestione al gruppo Marriott.

Torna in politica nel 2006 nominato Sottosegretario di Stato al Ministero dei beni e delle attività culturali nel secondo governo Prodi e dal 2008 viene sempre rieletto nel PD occupandosi di Pubblica Istruzione e Cultura, prima come Segretario di Commissione e poi da Presidente del Parlamentino di Palazzo Madama.

Cosa accadrà nel PD dopo le dimissioni a sorpresa del segretario Nicola Zingaretti?

"Sono rimasto molto sorpreso dalla decisione di Zingaretti. In questo momento prevale il grande rispetto umano, ancor prima che politico per Nicola e per una scelta che immagino sofferta. Naturalmente spero che nei prossimi giorni possa ripensarci, ed in ogni caso la nostra assemblea nazionale sceglierà la soluzione migliore per il Pd".

Pensa che gli ideali e le stesse ragioni fondative siano stati traditi?

“Sono stato un socio fondatore di questo partito e sono convinto che possa avere un ruolo centrale anche nel futuro. L’importante è continuare a parlare a tutti gli italiani, declinando in modo contemporaneo la nostra vocazione maggioritaria. Siamo un partito democratico di nome e di fatto, questo significa che possiamo avere idee ed approcci diversi. Io continuo a pensare che questo sia un elemento di ricchezza in un panorama politico affollato di partiti sovranisti o personali”.

L’asse PD-M5S è ormai un’alleanza stabile?

“Il mio giudizio sull’attività del governo giallorosso è prevalentemente positivo. Con Conte abbiamo gestito la fase più tremenda di questa maledetta pandemia, riuscendo a rispondere, credo, alle esigenze primarie degli italiani. Sul futuro vedremo, sapendo però che il tema delle alleanze si porrà a seconda della legge elettorale. Io, in questa fase, sono per il proporzionale, che è un sistema che non prevede accordi preventivi”.

Con Giuseppe Conte capo politico in pectore del Movimento ci si deve attendere qualche sorpresa?

“Considero scontato che se Conte dovesse diventare il leader dei 5 stelle, non potrebbe certo essere il federatore di una eventuale alleanza. In ogni caso il popolo del Pd è sovrano in materia di alleanze, dovrà essere consultato con il congresso quanto prima”.

Lei che conosce bene il mondo delle Big Pharma, cosa succede nelle grandi multinazionali impegnate nella produzione dei vaccini? Perché questa sopravalutazione sulle possibilità di fornire scorte all’Ue o ci sono altri segreti inconfessabili?

“La pandemia ha ed ha avuto numeri incredibili in tutto il mondo. Conseguentemente la scoperta e la produzione dei vaccini ha fatto sicuramente sballare i conti, a partire proprio dalle forniture delle multinazionali. E' chiaro che dalla loro capacità di riacquistare i numeri di scorte indispensabili dipende la nostra possibilità di avvicinarci all'immunità di gregge e quindi uscire dall'incubo”.

Cosa pensa delle cure anti-Covid con il plasma dei guariti e gli anticorpi monoclonali?

“Sono importantissimi i vaccini, ma è altrettanto importante la cura. Gli anticorpi monoclonali hanno dimostrato fin qui di avere un ruolo decisivo nella cura del covid”.

Oltre alla campagna vaccinale quali sono le emergenze che deve affrontare il Governo Draghi nei primi cento giorni?

“Quelle enormi che riguardano l’economia di un paese stremato. Dal Recovery Plan, che deve essere il motore strategico del futuro dell’Italia, alla gestione di questa fase difficilissima con centinaia di attività economiche in ginocchio. Per questo, intanto, aspetto con ansia l’approvazione del decreto ‘Sostegni’, con almeno i 32 miliardi alle aziende che aveva recuperato il precedente esecutivo. Il provvedimento dovrebbe arrivare quanto prima in Parlamento”.

Una previsione sul prossimo Presidente della Repubblica?

“Mi chiede una previsione troppo difficile in questo momento. Le posso dire che spero che al Quirinale salga una donna od un uomo con la stessa saggezza dimostrata da Sergio Mattarella in questi anni”.

Come nasce il suo tifo per il Cagliari Calcio?

“Nasce da un ritiro estivo dei rossoblù nel mio paese, a Barga, nella Valle del Serchio. L’anno era il 1973, peraltro dopo un campionato terminato a metà classifica. Per me bambino vedere il mitico Gigi Riva all’opera nel piccolo stadio della mia città fu un’emozione indicibile, era sostanzialmente lo stesso Cagliari che solo qualche anno prima si era aggiudicato uno scudetto mitico. Una squadra che ebbe la capacità di raccontare a tutta l’Italia una storia di fatica, volontà e passione, una storia molto bella. Di quegli anni magici, ricordo anche la foga con cui divoravo i pezzi del lunedì di Gianni Brera, il giornalista a cui si deve il soprannome di Riva che a distanza di più di 50 anni tutti ricordano ancora, Rombo di Tuono”.

Una volta ha paragonato Bersani a Niccolai per gli autogol dell’indimenticato difensore rossoblù. Oggi, a suo giudizio, chi sbaglia più gol in politica?

“È una stagione politica in cui Niccolai ha avuto parecchi emuli. Ma l’autogol più clamoroso resta quello consumato da Salvini durante l’estate del Papeete. Un harakiri da tutti i punti di vista ed angolazioni possibili, sia per tattica che per strategia. Ricordiamoci che dallo scivolone del leader della Lega, nacque, dopo meno di un mese, il governo giallorosso, che pure come ipotesi era stata scartata proprio all'indomani delle elezioni del 2018”.

L.P.
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