Assunto il 10 aprile 2019 per 5 anni quale portavoce del governatore Christian Solinas, è stato allontanato lo scorso 30 giugno dopo l’entrata in vigore della legge 10 del 2021 che eliminava quella figura. Il giornalista pubblicista Mauro Esu, forte di un contratto e di una posizione professionale “equiparata a quella dirigenziale”, da un giorno all’altro è dovuto tornare al lavoro precedente alle dipendenze di una cooperativa, con un contratto a tempo determinato in scadenza il 30 aprile 2023. Decisione ritenuta “illegittima” e "unilaterale” dall’avvocato Roberto Murgia il quale, sottolineando la presenza di un contratto di lavoro ancora “valido, legittimo e coerente” e rimarcando l’assenza di un’ipotesi di “ricollocamento” adeguato nonostante in Regione ci siano “113 dirigenti e un migliaio di funzionari che possono svolgere funzioni dirigenziali, oltre all’ufficio stampa regionale sede naturale del ricorrente”, ha presentato un ricorso al Tribunale del lavoro di Cagliari nel quale chiede il reintegro di Esu nel ruolo o in una “posizione equivalente”, lo stipendio precedente e il risarcimento.

L’udienza è prevista il 2 febbraio a Cagliari davanti alla giudice Daniela Coinu e sulla vicenda aleggia il pranzo di Sardara organizzato lo scorso aprile nonostante la Sardegna fosse in zona arancione. L’ex portavoce aveva partecipato "con altri dirigenti della Regione, quasi tutti attualmente non confermati nell’incarico”, spiega l’avvocato, secondo cui “è inevitabile pensare che l’eliminazione della figura del portavoce dall’organico sia stata suggerita proprio dalla controversa vicenda dell’incontro alle terme”. L’eliminazione del posto di Portavoce infatti a suo dire “non era prevista nell’originario disegno di legge” ma è stata inserita “frettolosamente solo il 25 maggio 2021, dopo l’esplosione mediatica del caso Sardara”. Eppure Esu “non è indagato” e non ha subito “sanzioni amministrative” per “la violazione delle norme Covid”. Il procedimento disciplinare conseguente “si è estinto in conseguenza del recesso”, e del resto “anche per l’amministrazione regionale” quel comportamento non poteva prevedere l’espulsione.

Quindi, sostiene Murgia, “è inevitabile pensare che l’eliminazione della figura del Portavoce dall’organico regionale sia stata suggerita proprio dalla controversa vicenda dell’incontro alle terme e che originariamente non fosse ritenuta funzionale alla riforma dell’apparato regionale”. Non solo. La legge 10 ha eliminato la figura del portavoce senza essere accompagnata “da una norma transitoria che escludesse espressamente il contratto in corso”, e comunque secondo il legale anche in quel caso la decisione poteva essere valida solo “per il futuro” perché quella posizione era “esistente e pienamente operativa” in forza del contratto quinquennale.

Una “lesione dell’affidamento legittimamente riposto da Esu nella stabilità” dell’accordo stipulato con la Regione. Il portavoce aveva “impostato la sua vita” su “un ruolo dirigenziale importante” e “una retribuzione mensile considerevole” nei successivi cinque anni “a fronte della estrema precarietà del contratto originario” con la coop. In ogni caso “la soppressione immediata della figura del Portavoce” può essere applicata “solamente a partire dalla scadenza del contratto” ed è anche priva di giustificazione”, perché “tutte le azioni di comunicazione politica e amministrativa relative al programma di governo della Regione” devono essere “ finalizzate alla massima trasparenza e diffusione ai cittadini”.

Quindi le conclusioni: dichiarare illegittima la decisione della Regione e reintegrare subito Esu nel ruolo di portavoce “del Presidente della Giunta regionale” o “in un altro incarico con livello retributivo dirigenziale fino alla scadenza del termine del contratto originario”; condannare la Regione al risarcimento dei danni, “pari alla differenza di retribuzione percepita come portavoce del Presidente della Regione rispetto a quella percepita alle dipendenze” della precedente cooperativa “dalla data del licenziamento alla reintegrazione o, comunque, fino alla data di cessazione della carica della XVI legislatura regionale”.

Andrea Manunza

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