Ha scritto la prefazione di "Diplomazia clandestina" di Emilio Lussu, appena ristampato, sulla lotta antifascista, tra fronti e frontiere, del "Cavaliere dei Rossomori". Valdo Spini, esponente di primo piano del Partito socialista, ministro nei governi Amato e Ciampi, deputato dal 1979 al 2008, è convinto che l'Italia di oggi avrebbe disperatamente bisogno di un "hombre vertical" come Lussu. «Il cuore del racconto, ed ecco perché "diplomazia clandestina", – spiega - sono gli incontri ad altissimo livello che l'uomo politico sardo conduce nella primavera del1942 a Londra. Riesce a convincere gli inglesi ad assicurargli un cospicuo finanziamento per condurre un'azione insurrezionale nella sua Sardegna dove la presenza tedesca era relativamente debole. Tutto sembra a posto, le valigie con i doppi fondi per nascondere le banconote sono pronte, ma Lussu poi cambia idea. Perché? Non ha ottenuto quella dichiarazione politica sull'integrità territoriale dell'Italia una volta liberata, che egli considerava pregiudiziale per la sua azione. Insomma, era un patriota. non era disponibile a fare semplicemente l'agente inglese».

Cosa fare per non dimenticarlo?

«Affrontando l'attuale emergenza della pandemia e delle sue conseguenze economiche e sociali all'insegna dei due valori Giustizia e Libertà, del movimento fondato da Carlo Rosselli e di cui Lussu era uno dei principali esponenti. Anche il socialismo di Emilio Lussu ha degli aspetti di attualità, perché, nel quadro del Pnrr, vi sono aspetti programmatici e la necessità di assicurare beni pubblici alle italiane e agli italiani che non possono essere automaticamente garantiti dal mercato».

Il Pnrr è una grande opportunità. L'Italia riuscirà a coglierla?

«Per cogliere in pieno questa occasione l'Italia ha bisogno di un periodo di stabilità e di certezze anche per approfittare dei fondi del Next Generation Eu, quei fondi per i quali è stato messo a punto il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Particolarmente importante che il vincolo del 40% a favore del Mezzogiorno sia effettivamente realizzato. E questo riguarda, con le sue peculiarità, direttamente la Sardegna».

La corsa per il Quirinale. Quale deve essere il profilo del nuovo presidente?

«Deve essere autorevole per il percorso compiuto e per quelle doti che Erasmo attribuiva al suo Principe: magnanimità, saggezza, e temperanza. Sono le doti del futuro presidente: ne parlo nel libro che uscirà il prossimo 4 gennaio "Sul colle più alto": sono quattordici medaglioni sui capi di Stato e presidenti della Repubblica che ha avuto l'Italia, da De Gasperi a Mattarella. Ecco forse ci vorrebbe qualcuno che, in qualche modo, sia simile a Mattarella».

Draghi può fare il capo dello Stato o meglio che resti a Palazzo Chigi?

«L'ideale sarebbe eleggere un buon capo dello Stato che consenta al governo Draghi di andare avanti mentre le forze politiche compiono, prima delle elezioni del 2023, tre importanti operazioni: rivedere i regolamenti parlamentari in modo che impediscano l'attuale caos delle transumanze tra un gruppo e un altro; approvare una riforma elettorale di tipo europeo; attuare l'art.49 della Costituzione sui requisiti di democraticità e quindi di trasparenza dei partiti, in modo da rilanciarne l'autorevolezza e la funzione. Il futuro presidente dovrebbe utilizzare i suoi poteri di moral suasion in questa direzione».

Lei ha vissuto, durante l'esperienza parlamentare, le elezioni di altri presidenti della Repubblica. Quale momento ricorda?

«Sono stato eletto alla Camera l'anno dopo l'elezione di Pertini al quale ero molto legato. Posso ricordare il momento drammatico dell'elezione di Oscar Luigi Scalfaro subito dopo l'attentato stragista mafioso di Capaci che costò la vita al giudice Falcone, alla moglie e agli agenti della scorta. Sentivamo di essere davvero sull'orlo del baratro. Successivamente ho gioito per l'elezione di Carlo Azeglio Ciampi di cui ero stato ministro e di cui apprezzavo l'impegno europeista e le doti di grande saggezza ed equilibrio».

Una donna al Quirinale. La storia di una lunga rincorsa. L'obiettivo è vicino?

«Sono stato il primo firmatario della legge che ha ammesso le donne nelle forze armate abolendo l'ultima barriera che si frapponeva alla loro partecipazione alla pubblica amministrazione. Non posso avere certamente pregiudiziali: per uomini e donne valgono le stesse caratteristiche morali e politiche di cui ho parlato».

Come valuta le strategie dei partiti in vista dell'elezione del nuovo capo dello Stato?

«Non c'è molto tempo da perdere: è ora che si prendano posizioni nette e chiare in modo da arrivare a soluzioni che rafforzino la Repubblica e la sua democrazia». 

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