Tutti chiamano Enrico Letta. Il pressing sull'ex presidente del Consiglio è fortissimo e arriva sia da Darrio Franceschini che da Andrea Orlando e dallo stesso Nicola Zingaretti, il segretario dimissionario.

In queste ore chi ha parlato con l'ex premier fatto fuori da Palazzo Chigi da Matteo Renzi (come dimenticare lo scambio della campanella più gelido della storia di Palazzo Chigi?) lo ha definito "molto preoccupato per le sorti del partito".

Letta si sarebbe convinto a prendere in mano le redini del partito, ma prende tempo per riflettere: "Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sporvvista. Avrò 48 ore per riflettere bene. E poi decidere", ha scritto su Twitter.

Letta avrebbe posto due condizioni: una candidatura la più unitaria possibile, dopo il travaglio che ha portato Zingaretti alle dimissioni, e la richiesta di indire il congresso a scadenza naturale, ossia nel 2023. Non vuole essere un reggente a tempo, insomma.

Sicuramente avrà l'appoggio della maggioranza che ha eletto Zingaretti, che in Assemblea dopo la scissione di Renzi può contare sul 75% circa dei consensi. Il suo nome è una garanzia sia per la prosecuzione del rapporto con i 5 Stelle che per la distanza da Matteo Renzi.

L'assemblea per l'elezione del segretario nazionale dem si terrà domenica alle 9.30 in modalità webinar.

(Unioneonline/L)
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