Una crepa grande come Montecitorio si è aperta nel centrodestra.

La spaccatura - la prima dal 4 marzo, giorno delle elezioni - è arrivata oggi. Solo oggi.

Quando la Lega di Matteo Salvini ha deciso di andare in pressing su Forza Italia, per tentare di costruire un governo in extremis con i Cinquestelle. E ovviamente per scongiurare l'ipotesi di un governo del Presidente.

Così, in quello che fino a qualche ora fa era un triumvirato (Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia) apparentemente inscalfibile, qualcosa si è incrinato.

Ad uscire allo scoperto è stato il capogruppo del Carroccio alla Camera, Giancarlo Giorgetti, chiedendo a Silvio Berlusconi di manifestare "un grande senso di responsabilità: cercare di trovare una soluzione per permettere la partenza di un governo politico".

Tradotto in poche e semplici parole, un "fatti da parte, che abbiamo da fare un governo con Di Maio". Insomma, la richiesta è un appoggio esterno al matrimonio Lega-Movimento.

Chiaramente, la mossa di Giorgetti – tatticamente da fine stratega politico – mette alle strette i forzisti, perché se gli azzurri non dovessero accettare di trovare "una forma di coinvolgimento che sia compatibile con la presenza del Movimento 5 Stelle", l'alleanza Lega-Fi sarebbe da considerarsi sciolta.

Il perché è presto spiegato: se Berlusconi dovesse rimanere sulla sua posizione, il rischio sarebbe che il suo partito possa votare un governo del Presidente.

Piuttosto che un governo tecnico, il Carroccio preferirebbe andare alle urne. Ma il punto di domanda resta la tempistica. A fine estate? In autunno? O quando?

Al momento, però, da Arcore sono già partiti gli alfieri dell'(ex) Cavaliere. Maria Stella Gelmini, alla carica, ha subito archiviato la proposta del capogruppo leghista, con un secco "irricevibile".

"Oggi, chiedere a FI di dare l'appoggio esterno – chiarisce – mi pare una domanda malposta, che non può che avere una risposta negativa".

E in serata arriva la nota di Forza Italia, per precisare che "Berlusconi smentisce fermamente le indiscrezioni secondo cui sarebbe pronto a dare un appoggio esterno a un governo formato da M5S e Lega, non possiamo accettare veti".

Sul fronte Cinquestelle, Luigi Di Maio sfrutta l'assist di giorgettiana fattura per un tiro a porta vuota nella rete di Forza Italia."Se qualcuno volesse ricominciare a pensare al bene del Paese, noi siamo sempre disponibili. Ho sempre il cellulare acceso", dice dopo aver fatto gol.

Insomma: la grande prova d'amore tra Lega e Movimento 5 Stelle è ufficialmente iniziata. Riuscirà l'amante forzista tradita a farsi da parte?

MATTARELLA - E il presidente della Repubblica usa una metafora sportiva per mandare un messaggio, neanche troppo cifrato, ai partiti e dare sfogo a tutta la sua irritazione per quanto sta accadendo. Incontrando al Quirinale Milan e Juventus, le due finaliste della Coppa Italia, il capo dello Stato ha pronunciato le seguenti parole: "Quando sono stato eletto presidente della Repubblica ho giurato davanti al Parlamento e pronunciato un discorso nel quale mi sono paragonato a un arbitro assicurando la mia imparzialitĂ ".

Poi l'affondo: "Un arbitro può condurre sempre un incontro se ha un buon aiuto, la correttezza e l'impegno leale dei giocatori. Anche gli arbitri possono commettere errori, però vanno aiutati dai protagonisti".

Fernando Di Cristofaro

(Unioneonline)

MILAN E JUVE AL QUIRINALE:

© Riproduzione riservata