La mossa di Calenda: "Mi iscrivo al Pd (ma non voglio la segreteria)"
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Non bisogna fare un altro partito, ma lavorare per risollevare quello che c'è. Domani mi vado ad iscrivere al Pd".
Così Carlo Calenda, il ministro allo Sviluppo Economico che ha contribuito a risolvere la crisi di Alcoa, ha annunciato la sua decisione di iscriversi al Partito Democratico.
Calenda ha criticato aspramente l'analisi della sconfitta fatta ieri nella conferenza stampa al Nazareno da Matteo Renzi.
Pur condividendo la linea di un no netto e deciso a un governo con i 5 Stelle, proposta avanzata da Michele Emiliano, il ministro non condivide il resto del discorso del segretario dimissionario.
"Trovo fuori dal mondo - aveva scritto ieri sempre su Twitter - l'idea che la responsabilità della sconfitta sia di Gentiloni, Mattarella, del fatto di non adare al voto nel 2017 e di una campagna troppo tecnica".
E ancora: "Abbiamo dato la sensazione di essere un partito delle elite: è successo in tutto l'Occidente ai progressisti. Ma è anche effetto del nostro modo di comunicare ottimistico e semplicistico. Bisogna tornare a capire le paure, non tentare di esorcizzarle".
E più di qualcuno, tra i dem, ha ringraziato Calenda per la decisione di iscriversi al Pd.
"Grazie Carlo", ha twittato Paolo Gentiloni. "La scelta giusta. Grazie", gli ha fatto eco Maurizio Martina. E ringraziamenti sono arrivati anche da Matteo Richetti, Anna Finocchiaro e altri esponenti dem.
E chissà che non sia proprio Calenda il personaggio attorno a cui costruire una proposta alternativa a quella di Matteo Renzi.
L'ex ministro, per il momento, smentisce l'idea di proporsi per la segreteria: "Non conosco il partito, le persone che ci lavorano, la rete territoriale etc. Candidarsi a qualcosa sarebbe davvero poco serio. E poi non voglio essere in nessun caso un ulteriore elemento di divisione o personalizzazione. Lavoriamo tutti insieme", ha twittato in serata.
Il segretario dimissionario, intanto, ha annunciato che la delegazione che salirà al Quirinale per le consultazioni sarà decisa nella direzione di lunedì prossimo: "Non sarò io a guidarla, vado a sciare", ha detto.
E si è dimessa dalla segreteria nazionale - da subito - Debora Serracchiani: lo ha fatto "per senso di responsabilità" e "alla luce dei risultati delle elezioni".
(Unioneonline/L-l.f.)