Un consigliere in meno rispetto a quelli previsti dalla ripartizione dei seggi e due in meno rispetto a cinque anni fa: la Gallura – se sarà confermato il quadro attuale – con cinque seggi al momento sicuri, vede ridotto il suo peso nell’assemblea regionale. Non è ancora detta l’ultima parola perché la candidata del Pd Ivana Russu, capogruppo nel consiglio comunale di Olbia, è data per prima dei non eletti nella lista del suo partito e potrebbe entrare se i Dem ottenessero il dodicesimo seggio. Ma per questo bisogna aspettare la conclusione di tutti i conteggi.

La suddivisione dei seggi in base alla popolazione prevedeva sei consiglieri per il Collegio Olbia-Tempio ma non è un numero obbligatorio essendo legato ai quozienti tanto che cinque anni fa furono sette e in prevalenza di maggioranza. Al momento i consiglieri eletti sarebbero cinque, per la maggioranza il presidente regionale del Pd Giuseppe Meloni – che con i suoi 6700 voti è il secondo più votato in Sardegna – e l’esponente pentastellato Roberto Li Gioi, per la minoranza gli uscenti Angelo Cocciu (Forza Italia) e Giuseppe Fasolino (Riformatori) e la new entry Cristina Usai (FdI), la vice sindaca di Arzachena che è la prima donna gallurese ad entrare in Consiglio regionale.

Eletti sulle coste

Cambia anche la collocazione territoriale e a perdere peso sono soprattutto le zone più interne. Olbia col suo hinterland passa da tre a quattro consiglieri con la riconferma di Meloni, Li Gioi e Cocciu e l’elezione del golfarancino Giuseppe Fasolino, assessore e vicepresidente uscente della giunta regionale, che nel 2019 non fu eletto in Consiglio ma entrò successivamente nell’amministrazione Solinas. Arzachena ottiene quel posto al sole a lungo inseguito con l’ingresso di Usai ma scompare Tempio e l'alta Gallura che aveva espresso Andrea Biancareddu, assessore uscente alla Pubblica Istruzione non riconfermato. Particolare anche il dato di Buddusò il paese che cinque anni fa riuscì a piazzare ben due consiglieri, Giovanni Satta (Psd’az) e Giovanni Antonio Satta (Riformatori), malgrado il massiccio afflusso alle urne (72 per cento) nessun candidato locale è stato eletto.

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