Non si placano le polemiche dopo che il Senato ha fatto mancare il numero legale per l'approvazione dello Ius soli, la legge che concede la cittadinanza ai figli di genitori stranieri nati in Italia.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha definito la mossa politica una "promessa mancata e un'occasione persa per rendere più coesa la nostra società".

"Ottocentomila ragazze e ragazzi - ha scritto su Twitter - attendevano con fiducia di diventare cittadini italiani. Gli assenti in Senato si sono assunti una grave responsabilità".

L'ATTACCO DI "AVVENIRE" - Anche la Chiesa non usa mezzi termini per raccontare il nulla di fatto.

"Non hanno nemmeno fatto lo sforzo di schierarsi e votare a viso aperto per dire sì o no allo Ius culturae e allo Ius soli temperato. Hanno fatto mancare il numero legale in aula: appena 116 senatori presenti - attacca il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio - Far mancare il numero legale è scelta da politica in fuga. Una mossa da ignavi".

"Tristezza è quella che si è verificata ieri sullo ius soli, un'inqualificabile diserzione dalla responsabilità - gli fa eco don Ciotti, presidente di Libera -. La politica non può essere un gioco di potere sulle speranze delle persone, un'umiliazione dei loro diritti e delle loro aspirazioni".

I PARTITI - "In Senato non abbiamo i numeri - sostiene Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo Sviluppo economico - Se il M5S avesse risposto positivamente a questo appello e si fosse raggiunto un accordo politico per approvare la legge, in aula ci sarebbero stati tutti: loro e noi. Ma questo accordo era risaputo che non c'era, perché M5S è un partito di destra e lo Ius soli non lo vuole, e dunque era chiaro che il numero legale non sarebbe stato raggiunto in qualsiasi caso".

"Abbiamo deciso insieme di non rispondere all'appello perché era una gigantesca ipocrisia - si difendono i cinque stelle - Era una presa in giro demagogica. Una follia, una farsa, una barzelletta. Con la gente già con il trolley nelle mani".

SCONTRO ROMANI/GRASSO - "Calendarizzare un tema controverso e discusso come la radicale modifica delle procedure per ottenere la cittadinanza italiana al termine di una seduta di fine legislatura è prima di tutto da irresponsabili, peggio ancora è l'intento di far credere che questa legge sia stata affossata dal lassismo del Parlamento in clima natalizio". Lo afferma il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani.

"Come il presidente Romani sa bene - ha risposto il presidente del Senato, Piero Grasso - il calendario dei lavori è stabilito prima in capigruppo e poi confermato da un voto dell'aula. Nessun intervento del presidente ha alterato quanto stabilito dalla sovranità dell'assemblea. Nel merito confermo di voler presentare in Parlamento la riforma della cittadinanza il primo giorno della prossima legislatura, ritenendola una norma che riconosce una realtà già esistente".

(Unioneonline/D)

MILANO PER LO IUS SOLI:

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