Il compleanno, il primo maggio, è stato sempre una doppia festa. Fortunata coincidenza - con la festa del lavoro - che fino a oggi la Cisl ha sfruttato per brindare, sui palcoscenici d'Italia, con tutto il popolo degli iscritti. E in Sardegna, se non fosse per la pandemia, quest'anno sarebbero stati 141.350 a sollevare i calici in ricordo di quel primo maggio, 1950, che ha segnato l'inizio nel teatro Adriano di Roma di un'avventura sindacale che dura da settant'anni. Tante sono le candeline del 2020, anniversario che sarà ricordato nella storia del sindacato come il primo (e l'ultimo, si spera) in cui ha esordito lo slogan del "restiamo a casa". Vietati gli assembramenti, nel segno del coronavirus, la Cisl si è trovata disarmata: piazze vuote, tutti a casa. L'esatto contrario di quello che va predicando da oltre mezzo secolo.

E allora, così come hanno fatto a Roma, ci ha pensato il segretario, Gavino Carta, a ricordare l'appuntamento con una lettera a tutti i soci. "I 70 anni di rappresentanza e protagonismo della Cisl nel mondo del lavoro dell'Isola - ha detto - li festeggiamo in un momento di grande emergenza sanitaria ed economica, che si riverbera pesantemente sulle condizioni di vita e di lavoro di tutti i sardi. Nonostante queste limitazioni, l'impegno che stiamo profondendo per contrastare la diffusione del contagio e garantire la sicurezza dei lavoratori, la tutela del reddito delle famiglie e una strategia utile a rilanciare l'economia e il lavoro, è un segnale forte e visibile che rinnova lo spirito e il significato sia della ricorrenza del 1° maggio che le ragioni della nascita della Cisl, come sindacato libero e popolare", sottolinea il leader sardo ricordando i principi ispiratori di Giulio Pastore, fondatore e primo segretario nazionale della Confederazione italiana sindacati lavoratori.

LE ORIGINI - Dall'unificazione tra la LCgil (Libera Confederazione generale italiana del lavoro, fondata dalla corrente cristiana all'interno della Cgil) e la Fil (Federazione italiana del lavoro, costituita dalle correnti socialdemocratiche e repubblicane uscite dalla Cgil) nasce dunque il primo maggio 1950 la nuova Cisl. Nella stessa data vengono istituite le Unioni sindacali provinciali di Cagliari, Nuoro e Sassari. Raccontare quegli anni significa raccontare la "Storia di un sindacato popolare", titolo del libro scritto da Paolo Fadda a coronamento dei festeggiamenti per il mezzo secolo. Allora sì, nel Duemila, che i cislini avevano celebrato il cinquantenario rievocando, con gli stessi padri, quei decenni che avevano visto crescere un'organizzazione "autonoma e moderna" grazie a una dirigenza ben preparata sui problemi dell'Isola. Dettagli e curiosità si ritrovano nel libro di Fadda che, anche per i 70 anni, si rilegge come un'utile guida che ripercorre le tappe storiche del sindacato con chi c'era, allora, da Giannetto Lay, primo segretario generale regionale, a Ignazio De Magistris, Marcello Tuveri, Giuseppe Sechi e Ugo Pirarba, altro nome che per tutti gli anni '80, al timone della Cisl, ha accompagnato la Sardegna. E dopo di lui gli altri leader, Antonio Uda (dal '98 nella segreteria nazionale confederale), Mario Medde, Oriana Putzolu, Ignazio Ganga e, oggi, Gavino Carta. Riscontri precisi si trovano anche in uno dei "Quaderni" della Cisl, firmato da Valentina Roda che delle vicende del sindacato ne ha fatto una tesi di laurea.

L'EVOLUZIONE - Le battaglie, da quelle in miniera a quelle industriali, si combattono nell'arco di un cinquantennio con la caparbietà e i toni moderati di dirigenti e delegati che contribuiranno all'evoluzione e trasformazione da "sindacato di classe" in "sindacato popolare", come amavano chiamarlo in via XX Settembre, una delle sedi storiche dell'Usp che ancora oggi sopravvive ospitando la federazione dei pensionati. Percorrere la storia dei sindacati in Sardegna vuol dire rievocare la storia stessa dell'Isola, passando attraverso le diverse fasi vissute dalla Cisl e riepilogate nell'indice del libro di Fadda in undici capitoli: sullo sfondo "il tormentato e difficile rapporto tra il sardo e il lavoro" e "il controverso e difficile rapporto tra il sindacato e la politica". Contesto in cui nasce e cresce la Cisl sarda e il suo impegno per realizzare la "Rinascita" dell'Isola con il lavoro, dopo le battaglie dalle miniere iglesienti alle industrie di Ottana, le fabbriche che chiudono e la cassintegrazione. Un susseguirsi di vertenze che caratterizza la seconda metà degli anni Settanta, periodo che vede l'aprirsi di "una drammatica recessione nei processi di industrializzazione faticosamente avviati nel decennio precedente", sono le parole di Fadda.

I RICORDI - Tra i veterani che ancora oggi hanno la tessera della Cisl e custodiscono intatte le fasi dell'esordio sindacale, c'è Rina Cirina, 82 anni. "Ho cominciato in Cisl a 15 anni, nell'ufficio zonale di Senorbì. L'attività sindacale consisteva soprattutto nell'assistenza sociale ai lavoratori agricoli della Trexenta, contattati da Benedetto Usai, coltivatore diretto, che girava per le campagne con una moto che il sindacato aveva messo a disposizione dei responsabili di zona", racconta con una testimonianza che illustra uno spaccato della vita di allora. "Una volta visitò le nostre campagne anche Giulio Pastore, segretario generale e fondatore della Cisl, successivamente ministro per il Mezzogiorno. Durante il suo giro i contadini gli regalarono 50 uova e due caciotte di formaggio. Lasciò tutto a me. Barattai le uova con una pasticceria di Senorbì in cambio di alcuni vassoi di savoiardi". Un altro attivista è Antonio Ulargiu, 84 anni, minatore di Iglesias. "Il primo maggio di quest'anno ho festeggiato 63 anni di iscrizione alla Cisl. Nel bacino minerario la gran parte dei lavoratori era iscritta alla Cgil, che faceva di tutto per osteggiare il nostro proselitismo. Loro molto politicizzati e vicini al Partito Comunista, noi prevalentemente , ma non solo, cattocattolici. Non esistevano deleghe sindacali: ogni lavoratore rinnovava l'adesione al sindacato con il pagamento della quota nei giorni di paga, l'acconto il 25 di ogni mese, la busta paga il 10 del mese successivo. Nel nostro territorio sono state elette le prime commissioni interne d'Italia". Istantanee di un passato che ha visto protagonista anche l'olbiese Rosario Romeo, 80 anni, lavoratore delle Poste. "Ho la tessera Cisl dal 1967. L'ho fatta appena rientrato da Montevideo, dove ero emigrato in un cantiere del capoluogo uruguaiano, per essere assunto alle Poste. Due le iniziative di maggiore impegno: 10 giorni di sciopero alle Poste per la definizione del contratto nazionale e il lento processo per la costituzione delle Cisl territoriali (Logudoro-Gallura; Ogliastra, Sulcis-Iglesiente), prima esistevano solamente le Unioni provinciali. Tempi pioneristici con Salvatore Zappadu, Pasquino Porcu e Alberto Farina". Altri nomi che risuonano anche dopo settant'anni.
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