Giorgia Meloni riunisce l'esecutivo di Fratelli d'Italia e, a quanto si apprende, conferma i rumors di questi giorni: per il suo prossimo governo vuole figure mirate, anche se si dovesse ricorrere ai tecnici, per affrontare da subito i dossier più scottanti. Primo tra tutti quello della crisi energetica.

Uno dei nodi fondamentali è il ruolo da assegnare a Matteo Salvini. Dalla Lega spingono verso un ritorno del loro leader al Viminale. Fonti del Carroccio fanno sapere che Salvini sta incontrando esponenti dell’industria, del commercio e dell’agricoltura ed è "pronto a un incarico di governo". Al centro dei confronti, però, c'è soprattutto il caro bollette "che resta una priorità" per via Bellerio. Le stesse fonti ribadiscono che, se non interverrà Draghi, "dovrà essere la prima preoccupazione dell’esecutivo di centrodestra che verrà".
LO SCONTRO SUL PNRR – Intanto si consuma sul Pnrr il primo scontro a distanza tra Giorgia Meloni e Mario Draghi. Ritardi "evidenti" e "difficili da recuperare" va all'attacco la leader di Fdi, che prova a smarcarsi dalle accuse di essere troppo vicina al premier e piazza il suo affondo contro uno dei simboli dell'esecutivo delle larghe intese, quel Piano da 200 miliardi nato contro la pandemia che ora, è la linea, non basta così com'è per arginare la nuova crisi energetica. Andrà "attualizzato", è l'obiettivo di fondo Fdi, per renderlo più vicino alle esigenze di oggi che sono quelle della diversificazione delle fonti di energia e della protezione di famiglie e imprese dai rincari delle bollette. Le regole Ue lo prevedono. 

L'uscita arriva proprio nel giorno dell'ultima Cabina di regia sul Pnrr nella quale Draghi ha ricordato che si tratta di "un’occasione unica per il rilancio dell’Italia, per il superamento delle diseguaglianze territoriali, di genere e generazionali che gravano sul Paese", dunque "la sua piena attuazione è fondamentale per la nostra credibilità". "Nessun ritardo", dice poi a chiare lettere rispondendo indirettamente alla leader di Fdi in cabina di regia, convocata per inviare, tra gli ultimi atti del suo governo, la relazione al Parlamento sul Pnrr. Anche perché, è l'osservazione del premier, altrimenti "la Commissione non verserebbe i soldi".

Come invece ha fatto finora, staccando i primi due assegni da 45,9 miliardi e come farà a breve, con i 21 miliardi della terza tranche per i quali c'è già stato un primo via libera informale. Il piano non solo è nei tempi ma entro ottobre si chiuderanno 29 su 55 obiettivi del secondo semestre 2022. Il governo, assicura Draghi, ha predisposto tutti gli strumenti per attuare il piano: sono state stanziate risorse contro il caro-materiali, ci sono i presidi anti-mafia, le strutture di supporto tecnico per i ministeri e per gli enti locali, e i meccanismi di controllo. 

(Unioneonline/D)

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