Lo storico verdetto della Corte costituzionale che ha definito "non punibile" chi agevola il suicidio assistito di malati gravissimi e irrecuperabili, "assolvendo" di fatto Marco Cappato finito sotto processo per il caso di Dj Fabo, agita il mondo politico, chiamato dalla stessa Consulta a provvedere al più presto a dare al tema del fine vita le regole certe che servono, ma che ancora non ci sono.

Le posizioni sono le più diverse.

Il centrosinistra, ad esempio, saluta con favore il pronunciamento della Corte, dicendosi pronto a mettere mano alla legge.

"Quella della Corte Costituzionale sul fine vita è una decisione storica. Il caso di Cappato, che coraggiosamente ha aiutato la scelta estrema di Dj Fabo, si chiude con la non punibilità. A questo punto il Parlamento dovrà muoversi e modificare il 580, ossia legiferare presto e bene. Se non lo farà, arriveranno altri casi", dice la parlamentare Pd Monica Cirinnà, tra i primi firmatari di una nuova bozza di legge sul fine vita.

Sulla stessa lunghezza d'onda il Movimento 5 Stelle: "Prendiamo atto con estremo favore della sentenza della Corte costituzionale, che non esitiamo a definire storica. Spetta ora al legislatore dare seguito con coerenza alle indicazioni della Consulta. Riprenderemo al più presto l'iniziativa in Parlamento, ripartendo dal lavoro già fatto in questi mesi".

"Ci auguriamo - proseguono i pentastellati in una nota - che alla luce della pronuncia si possa tornare a discutere di un tema così importante, trovando questa volta la massima convergenza a prescindere dall'appartenenza politica, in linea con le indicazioni dei giudici. Questo significherà assolvere pienamente al nostro compito di legislatori, individuando una normativa organica della materia".

Di tutt'altro avviso la Lega, a cominciare da Matteo Salvini. "Il suicidio per legge non lo approverò mai", ha dichiarato tranchant il segretario del Carroccio. Aggiungendo: "Per quello che mi riguarda - ha detto il segretario della Lega - la vita è sacra e lo Stato che legittima il suicidio, come altri progetti di legge (tipo lo spaccio di droga) non è il mio Stato".

Per Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, "la sentenza della Corte costituzionale è una doppia sconfitta. È una sconfitta per la politica e il Parlamento, che hanno deciso di abdicare al loro ruolo e di non decidere. È una sconfitta per la Nazione, perché quella dei giudici costituzionali è una decisione che apre un

varco alla possibilità di legalizzare il suicidio assistito e introdurre l'eutanasia nel nostro ordinamento".

"Uno scenario preoccupante e sconcertante - ha aggiunto Meloni - che Fratelli d'Italia contrasterà con forza e decisione. Per noi la vita è sacra ed è degna di essere difesa dall'inizio alla sua fine".

Per Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, "la pronuncia della Consulta, che apre al suicidio assistito, oltre a interrogare le coscienze di tutti, inchioda il legislatore alle sue responsabilità e alle sue manchevolezze, soprattutto per l'incapacità dimostrata nel tempo disponibile di trovare un punto d'incontro. Sui temi del fine vita - ha aggiunto Bernini - si tratti di suicidio assistito o di eutanasia, spetta al Parlamento trovare una soluzione equilibrata, ed è dovere preciso delle forze politiche, anche alla luce della pronuncia di stasera, considerare la questione come assolutamente prioritaria".

Infine, la posizione della Conferenza episcopale italiana. I vescovi, in una nota, hanno espresso il loro "sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale". Per la Cei "la preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi dunque "confermano e rilanciano l'impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati".

(Unioneonline/l.f.)
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