L’ultimo confronto. Lucia Chessa (Sardegna R-Esiste), Alessandra Todde (Campo largo), Paolo Truzzu (Centrodestra) e Renato Soru (Coalizione Sarda): i quattro candidati alla presidenza  della Regione – elencati in rigoroso ordine casuale determinato per estrazione – insieme negli studi di Videolina, hanno animato la puntata di Radar – Speciale elezioni, nell’ultima serata di campagna elettorale. A condurre il dibattito il direttore Emanuele Dessì. Con tempi contingentati per le risposte, a rigor di par condicio. Un’ora di confronto tra programmi e visioni su energia, trasporti, turismo, agricoltura. Ma anche sulle emozioni e i momenti da ricordare della lunga corsa verso il voto di domenica 25 febbraio. 

L’appello al voto

Partendo dalla fine, ecco i motivi per i quali ogni candidato-candidata sostiene che sia giusto affidargli/le il futuro della Sardegna.  Chessa invita a «considerare gli ultimi 20 anni: questa terra è stata governata alternativamente dal centrodestra e dal centrosinistra. Chiedetevi: siete contenti di file al pronto soccorso, di trasporti a zero, di acqua non potabile? Se sì, votate per loro. Altrimenti votate per noi, che siamo gli unici non responsabili». Todde invece vede un’alternativa «tra la continuità con una giunta incompetente e disastrosa e la scommessa sul cambiamento, per una Sardegna che può essere moderna, giusta e pulita». Truzzu guarda alla sua esperienza da sindaco a Cagliari: «Ho dimostrato di badare all’interesse generale, la mia politica non è basata su scelte buone solo per accaparrare il consenso: non ho pensato solo ai successivi cinque anni. E per la Sardegna dobbiamo creare un piano strategico che valga per i prossimi trenta». Il sostegno a Soru significa che «la Sardegna si può portare nel futuro con un pensiero nostro, che non è imposto da nessuno. Dalle difficoltà si esce con un progetto unitario e comunitario con testa, cuore e gambe in Sardegna». 

Politiche energetiche 

«Ci sono responsabilità diffuse se è in atto un’avanzata coloniale e speculativa sulle rinnovabili», accusa Chessa, sottintendendo un riferimento ai presenti in studio, «ma il nostro sole e il nostro vento non possono essere sfruttati con un assalto». Per Todde «la Regione avrebbe potuto fermare l’avanzata di una speculazione mai vista con la mappa delle aree idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Non lo ha fatto. Creeremo una Società energetica regionale, con un piano. E avremo il gas per la transizione. Nel pieno rispetto del paesaggio». Truzzu si appoggia al «Governo che sta lavorando per la dorsale del gas in Sardegna. Sulle rinnovabili: individuiamo le aree idonee e contrattiamo  le compensazioni in bolletta per famiglie e imprese. Sul modello Basilicata: con gli impianti di estrazione non pagano le accise sui carburanti». Propone di andare allo scontro con l’esecutivo nazionale, invece,  Renato Soru: «Blocchiamo subito l’assalto. Lo Stato non ci sta? Impugneranno, e andremo di fronte alla Corte costituzionale. Siamo di fronte a un’avanzata barbarica senza regole che va fermata. Poi gestiremo l’energia con un’Agenzia sarda». 

Sanità

Chessa chiama in causa il «principio di responsabilità, anche in questo caso. Il disastro è stato causato da chi ha governato negli ultimi decenni. Centrosinistra e centrodestra hanno fatto due riforme devastanti». Gli altri tre concordano su un punto: no a una ulteriore riforma della sanità. «Solo il governo Conte II e Draghi hanno investito nel settore, questo ha tagliato», è l’accusa di Todde, «dobbiamo puntare sulla medicina territoriale e valorizzare i medici degli ospedali. Cruciale la sanità pediatrica: non possiamo far volare via i nostri bambini, per farli curare fuori». Truzzu sostiene che sia necessario «far funzionare quello che c’è. Finora ogni maggioranza ha disarticolato quanto fatto dalla precedente. Puntiamo sulla sanità di prossimità. Non dobbiamo pensare a nuovi ospedali. In più il Governo deve concedere una deroga per dare incentivi ai medici che scelgono sedi periferiche». Secondo Soru il problema è che «la politica mette le mani sulla sanità per avere consenso, scegliendo anche i primari. Non serve una riforma. Ripartiamo da chi nella sanità lavora, stabilizziamo i precari, facciamo in modo che i medici non scappino da un sistema pubblico che è truccato». 

La campagna elettorale

La corsa elettorale per Lucia Chessa «è già una vittoria. Meno male che ci siamo, ha detto qualcuno, perché andrà a votare anche chi non sta con centrodestra e centrosinistra». Todde a Guspini, alla tappa numero 100 del suo tour, ha «sentito la voglia di cambiamento, la possibilità di abbandonare la mancanza di speranze». Quella di Truzzu è stata invece una «campagna di ascolto. Sono stato l’ultimo a partire ma ho fatto 120 tappe e percorso 12 mila chilometri. Ho incontrato tante realtà che ci credono, vogliono crescere e svilupparsi». Soru ha iniziato molto prima: «Sto girando da sei mesi, prima con piccoli incontri, poi con grandi assemblee. Che anche grazie alle nuove tecnologie hanno unito tante persone nello stesso posto». 

Trasporti

Trasporti verso l’esterno, quindi continuità territoriale, e quelli interni. «Il problema non è il modello al quale rifarsi», attacca Chessa, «il diritto alla mobilità dei sardi viene prima di quello delle compagnie a fare profitti e delle regole dell’Europa. La politica non l’ha mai fatto rispettare. E nell’Isola, abbiamo strade gestite da Province commissariate da 10 anni, guidate da gente non eletta dal popolo».  Il confronto con l’Europa è l’obiettivo di Todde: «Dobbiamo rinegoziare le condizioni della continuità territoriale aerea portando dati aggiornati: ora è basata su quelli del 2018. Chi viaggia per sanità e studio deve farlo a tariffe vantaggiose. E dobbiamo mettere le compagnie in competizione per ridurre i costi per chi viene per turismo». Sui trasporti interni: «Necessario rinegoziare il contratto con Ferrovie».  Truzzu chiama accanto a sé il Governo nazionale «per andare a ricontrattare con l’Ue le regole della continuità. Con 40 milioni, usando il modello del Friuli Venezia Giulia, possiamo arrivare a 400 collegamenti all’anno. Si può fare. Sul fronte interno invece abbiamo interventi programmati  e mai attuati, con soldi non spesi: servono anche per combattere lo spopolamento». Soru cita se stesso: «Non servono nuove formule. Basta tornare alla situazione del 2008, le regole erano uguali a quelle di ora: per volare i sardi spendevano 50 euro, i non residenti 125. E la continuità era con 8 città italiane. Si può pensare di estenderla alle capitali europee. Per i collegamenti interni, da 15 anni la 131 e la Sassari-Olbia sono un cantiere: la soluzione è cacciare Anas dalla Sardegna, qui non deve più lavorare». 

Turismo e agricoltura 

Temi che possono essere trattati insieme, turismo e agricoltura? «Se in una Sardegna così bella il turismo vale una percentuale così bassa del Pil, vuol dire che la promozione è fallimentare», secondo Lucia Chessa. Che sull’agricoltura dice: «I trattori protestano, non vogliono le associazioni di categoria. Dobbiamo tornare al modello delle aziende familiari in sinergia tra loro». Todde sostiene che esistano «diverse domande di turismo. Quello balneare, ma anche quello sportivo, o enogastronomico. Dobbiamo mettere il sistema in rete e formare gli operatori. Quanto all’agricoltura, è necessaria la riforma delle agenzie: Argea, che deve pagare, non dà alcuna certezza sulle tempistiche delle erogazioni. Bisogna investire in tecnologia». Truzzu parla di «interdipendenza. Turismo, agricoltura e trasporti sono connessi. Il turista deve uscire dallo stabilimento delle vacanze, deve potersi spostare agevolmente a visitare le nostre aziende. Intanto dobbiamo sostenere le imprese agricole, aiutandole a gestire l’intera filiera, dalla produzione dei mangimi agli scarti. E accompagnare il ricambio generazionale verso l’innovazione». Soru critica chi basa i risultati turistici «solo sul numero degli arrivi, che non significa niente. Bisogna sapere quante notti restano, quanto e come spendono. Alla Sardegna serve un turismo responsabile, sostenibile, di qualità. Che punta sulle coste ma anche sulla cultura, sull’artigianato. Creeremo un’Agenzia che si chiamerà Sardegna promozione, che si occupi di tutto questo, per gestire la Destinazione Sardegna». E l’agricoltura: «Tutelarla non significa tutelare solo gli agricoltori», chiude Soru, «ma difendere l’intera Sardegna». 

I giochi ormai sono quasi fatti: domenica urne aperte dalle 6,30 alle 22. Tutti i candidati dicono: «Andate a votare».  

 

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