Se poi davvero va al governo Giorgia Meloni, niente paura: «Conoscendo Salvini e Berlusconi, sarebbe un governo lampo», scommette Luigi Di Maio. Ma lo sbarco di FdI a Palazzo Chigi non è da dare per scontato, dice il ministro degli Esteri, ora a capo di Impegno civico: «I cittadini hanno gli elementi per decidere e lo faranno nel migliore dei modi».

Le elezioni arrivano in una fase di grandi difficoltà. Quale scenario immagina, a partire dal 26 settembre?

«Anche in Sardegna si respira un’aria pesantissima. Il 26 settembre è quindi il primo giorno utile per fare una cosa vitale per cittadini e imprese: il decreto Taglia-bollette, che noi proponiamo. Lo Stato paga l’80% delle bollette delle famiglie del ceto medio e in povertà e di tutte le imprese, dal piccolo bar alla grande azienda, fino a fine anno. Per le imprese servono 13,5 miliardi, già individuati: si prendono dalle maggiori risorse incamerate dallo Stato su Iva e accise, per via dell’inflazione. L’obiettivo è tutelare 120mila aziende che rischiano la chiusura e 370mila lavoratori che, per i dati di Confcommercio, potrebbero perdere il posto».

Il governo può fare qualcosa anche prima del voto?

«Stiamo già intervenendo col nuovo decreto per calmierare l’aumento dei prezzi, e con la proroga del taglio delle accise sulla benzina fino al 5 ottobre. In parallelo continuiamo a batterci per una misura sacrosanta in Ue: il tetto massimo al prezzo del gas. Una proposta spinta dall'Italia, ma inspiegabilmente osteggiata da Salvini e alleati. Per questo atteggiamento gli italiani rischiano di pagare ancora a lungo bollette esorbitanti, denaro che paradossalmente va a finire nelle casse di Putin. Queste sono le nostre ricette: la destra non ne ha e rischia di mandare il Paese in malora».

C’è chi vede un pericolo per la democrazia in un eventuale governo Meloni. E lei?

«Come le dicevo, visto come Berlusconi e Salvini hanno dato il colpo di grazia all’attuale esecutivo, sono sicuro che renderebbero la vita impossibile anche a Meloni. L’hanno già commissariata in politica estera: lei non riesce a imporre la linea atlantista, loro continuano a strizzare l’occhio a Putin. Queste amicizie pericolose della destra isolano l’Italia in Europa e nel mondo. Sull’economia, il trio sfascia conti ha già fatto proposte che non stanno né in cielo né in terra per 160 miliardi, e rischia di bruciare i risparmi degli italiani. Del resto nel 2011 Berlusconi e il suo governo, con Meloni ministro, stavano portando l'Italia verso il default. Da lì le dimissioni, il premier tecnico, tagli, austerity e più tasse. Noi questo lo dobbiamo evitare».

Quale obiettivo si pone Impegno civico?

«Facciamo parte dell’unica coalizione in grado di battere il trio sfascia conti Salvini-Meloni-Berlusconi. Le altre sono liste solitarie. Siamo determinati e sono convinto che andremo oltre il 6%».

Ma qual è il vostro ruolo nella coalizione progressista?

«Abbiamo la nostra identità, come dimostra la proposta sui salari. È ora di dire basta a paghe da fame a 2-3 euro l’ora e di stabilire, con le aziende, una soglia minima ma equa: i lavoratori, giovani e meno giovani, devono avere uno stipendio adeguato ai sacrifici fatti per arrivare a quel grado di competenza. Questo siamo solo noi a proporlo. E poi, un voto a noi significa introdurre quello che chiamiamo mutuo Zac (Zero anticipo casa) per i giovani, con l’anticipo a tasso zero per comprare casa».

Come funziona?

«Il fondo di garanzia per la prima casa deve coprire il 100% del valore del mutuo richiesto, alzando l’età dei beneficiari a 40 anni. Una misura che per noi deve diventare strutturale e associata a un fondo statale che permetta ai giovani di coprire anche la somma per l'anticipo, con un prestito da restituire a tasso zero».

Lei ha appena presentato una proposta di riforma fiscale. Che cosa prevede?

«Di riprendere il lavoro iniziato e andare più a fondo nel taglio delle tasse. Continueremo con la riforma Irpef per i lavoratori dipendenti e autonomi avviata nella scorsa legge di bilancio, col passaggio da 5 a 4 scaglioni e il calo dell’aliquota. Ora dobbiamo passare da 4 a 3 scaglioni e diminuire ancor di più quella percentuale, abbassando le tasse agli italiani in modo sostenibile per lo Stato. Con l’inflazione, l’acquisto di alcuni beni sta diventando proibitivo: secondo Coldiretti quest’anno il carrello della spesa di una famiglia costerà 670 euro in più. Ecco perché si dovrà subito azzerare l’Iva sui beni alimentari, farmaceutici e della natalità».

Voi difendete il reddito di cittadinanza: ma non pensa che servano modifiche?

«Il reddito di cittadinanza non solo l’ho firmato io, ma intendo difenderlo fino alla fine e nel frattempo migliorarlo. Grazie a questa misura, milioni di persone in povertà assoluta hanno potuto vivere dignitosamente anche durante il lockdown. E continua a sostenere disabili, pensionati, inabili al lavoro. Chi, come certa destra, vuole toglierlo, rischia di fare un danno enorme. Semmai va migliorato e rafforzato negli aspetti che non hanno dato risultati. I centri per l’impiego non hanno funzionato: dobbiamo creare meccanismi per mettere in contatto diretto imprese e lavoratori».

Le polemiche tra Letta, Meloni e altri big stanno oscurando tutti gli altri, voi compresi. È ancora convinto dell’alleanza col Pd?

«Le polemiche social non possono essere un metro di giudizio. Qui c’è un Paese che va sostenuto e rilanciato con proposte concrete. Se la coalizione progressista, di cui Impegno civico fa parte con convinzione, lavora da squadra, può ribaltare certi pronostici».

Com’è possibile che abbia dovuto lasciare il M5S, dopo esserne stato il leader?

«Voglio dire subito una cosa che ha dell’incredibile: dopo aver fatto cadere il governo, in questi giorni il partito di Conte blocca in Parlamento il decreto Aiuti bis, che contiene 17 miliardi per supportare gli italiani in questa fase. Non è più il Movimento, ma appunto il partito di Conte. Un partito padronale, che a giugno riceveva gli endorsement dell’ambasciata russa sulla risoluzione Ucraina e che poi avrebbe fatto cadere il governo, con effetti terribili per gli italiani. Io e 70 parlamentari siamo usciti dal partito per continuare a governare e cambiare le cose».

Pensa che Grillo e Conte abbiano snaturato il M5S?

«In quel partito non sta rimanendo più nessuno, da Fico a Di Battista. Ma Conte pensa solo ad attaccare me, proprio come Calenda e Salvini. Noi abbiamo cose più importanti a cui pensare, come il potenziamento della medicina territoriale, con l’assunzione di altri infermieri e medici. Ricordiamo tutti quanto sono stati preziosi durante la pandemia».

Lei è candidato anche nell’Isola: non è ingiusto che la Sardegna finisca per regalare seggi a persone che non la rappresentano?

«Chi si candida prende precisi impegni con gli elettori. È quello che facciamo anche in Sardegna, dove sul fronte della crisi del prezzo del latte abbiamo lavorato molto durante la legislatura. Abbiamo tra l’altro introdotto la tracciabilità. Rimosso diversi oneri burocratici sull’agrovoltaico e sulle fonti rinnovabili. Nel Pnrr abbiamo previsto 1,2 miliardi per i contratti di filiera».

Ma Salvini e Meloni intendono rinegoziare il Pnrr.

«Sì, magari dirottando fondi dal Centro-Sud al Nord. Dobbiamo mostrarci compatti nell’impedirlo. Dopo che questo governo ha rispettato tutte le scadenze, non possiamo permetterci il rischio di perdere faccia e soldi».

Inserito il principio di insularità nella Costituzione, ora bisogna attuarlo. Come?

«Nella prossima legislatura lavoreremo per destinare le somme utili a compensare gli svantaggi che derivano da questa condizione».

Se venisse eletto in Sardegna, quali sarebbero le sue proposte per l’Isola?

«Anche qui parto da un lavoro già fatto. Mi sono molto battuto per creare il Patto per l’Export, che ha dato benefici anche in Sardegna e che a livello nazionale nel 2021 ha fatto segnare alle esportazioni del Made in Italy il record assoluto, con 516 miliardi di euro. Anche nel primo semestre di quest’anno la crescita prosegue, con un aumento del 22,4% rispetto al 2021, superando i 306 miliardi. Così il Made in Italy fa da traino al rilancio del Paese: più export vuol dire più occupazione in Italia. Questi sono fatti, le soluzioni concrete che Impegno civico propone anche ai cittadini sardi».

Giuseppe Meloni

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