Dal Senato al Quirinale: un passaggio che finora è riuscito solo a Francesco Cossiga. Il “picconatore” è stato eletto al primo scrutinio, il 24 giugno 1985, Presidente della Repubblica: 752 i voti ottenuti grazie all’accordo tra il segretario Dc Ciriaco De Mita, la maggioranza e il Pci. Mentre diversi esponenti del Psi non lo avevano appoggiato sostenendo che fosse contrario alla riforma presidenzialista per la quale i socialisti spingevano. Ma, alla scadenza del mandato, Cossiga aveva sostenuto quella riforma e per questo il Pds di Achille Occhetto aveva proposto l’impeachment (questione poi archiviata).

Per molti altri la candidatura alla massima carica dello Stato è infelicemente naufragata. È stato il caso, nel 1955, di Cesare Merzagora, laico indipendente eletto con la Dc. Candidato da Fanfani, dal primo scrutinio 150 franchi tiratori scudocrociati lo “impallinarono” preferendogli poi Giovanni Gronchi.

Lo stesso Fanfani nel 1971 era il candidato ufficiale della Dc, ma dopo sei scrutini andati a vuoto era stato costretto al ritiro, poi riproposto all’11esimo e infine lo stop definitivo. Alla 23esima votazione Giovanni Leone aveva preso 518 voti.

E, ancora, nel 1992 Giovanni Spadolini, la cui candidatura era sostenuta dal Pri, e quella di Arnaldo Forlani che aveva mancato il quorum per una manciata di voti. Ed era stato eletto al 16esimo scrutinio Oscar Luigi Scalfaro.

(Unioneonline/s.s.)

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