Il diritto alla cura non ha età. E introdurre criteri anagrafici per limitare l’accesso a terapie e farmaci innovativi equivale, secondo il Partito Democratico Sardegna, a una vera e propria discriminazione.

È questo il messaggio lanciato oggi dai dem sardi, che denunciano il rischio di tagli mascherati da scelte di razionalizzazione sanitaria.

«Dire che curare un paziente ultraottantenne è troppo costoso – si legge nella nota – significa calpestare il principio costituzionale dell’universalità del diritto alla salute e tradire il ruolo stesso del medico». 

Nel mirino c’è l’idea, sempre più ventilata in alcuni ambienti tecnici e politici, di selezionare le terapie in base al rapporto costi-benefici legato all’età del paziente. Una logica definita «fredda e contabile», che, secondo il PD sardo, contraddice l’etica pubblica e l’impianto stesso del Servizio Sanitario Nazionale.

«La salute non può essere messa a rischio per esigenze di bilancio – affermano i dem –. Di fronte al diritto alla cura, bisogna ricercare soluzioni efficaci e mirate, non scorciatoie che colpiscono i più fragili».

Il gruppo parlamentare rilancia così la propria visione: prevenzione come primo investimento, accesso equo alle terapie, maggiore efficienza nella spesa pubblica, senza sacrificare i diritti dei più deboli.

«La nostra priorità – concludono – è garantire un sistema che curi tutti, non un sistema che tagli a prescindere». 

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