Da una fiducia all’altra, nel frattempo sono passati 9 anni, 6 presidenti del Consiglio e l’onta della cacciata dal Senato dopo la legge Severino.

Silvio Berlusconi è tornato ieri nell’aula di Palazzo Madama, dove ha confermato la fiducia “convinta” al governo di Giorgia Meloni. Nel 2013 voto la fiducia, a sorpresa e “non senza interno travaglio” disse allora, a Enrico Letta.

Non nasconde di essere felice il Cav, “per me è un motivo di grande soddisfazione riprendere la parola in Senato dopo nove anni, proprio quando il popolo italiano ha scelto ancora una volta di affidare il governo del Paese alla coalizione di centrodestra”.

La stoccata a Giorgia Meloni arriva, quando si intesta la paternità della sua salita a Palazzo Chigi: “Per la prima volta abbiamo una donna presidente del Consiglio, un’esponente che viene dalla storia della destra italiana, questo è possibile perché 28 anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per la nazione”.

Una rivendicazione d’orgoglio ma anche un velato avviso alla presidente del Consiglio, non può fare tutto da sola.

Dopo gli audio che hanno fatto infuriare Meloni, Berlusconi ribadisce che per lui è “ovvia” la lealtà del governo all’Occidente e alla difesa dei diritti dell’Ucraina.

E sottolinea: “Lavoreremo con lealtà, passione e spirito costruttivo per realizzare il nostro programma”.

(Unioneonline/L)

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