L 'anima di una squadra è nella testa dell'allenatore. Nelle pieghe di un gruppo. Nell'immagine che arriva all'esterno e nell'energia che si stabilisce con i tifosi. In un passaggio storico che pareva un'emergenza e che invece è la nostra quotidianità, il gioco del calcio cerca di non farsi stritolare dalla negatività (non suoni come un doppio senso) e torna in campo. Lo farà anche il Cagliari, domenica a Reggio Emilia con il Sassuolo, con quelle righe sulle spalle e con un tecnico nuovo che piace, tanto, dentro e fuori dal club.

Per chi fosse rimasto ancorato alla stagione chiusa dalle facce scure dell'Inter beffato dal Siviglia - sembra ieri - è già pronta la nuova, al via sabato sera a Firenze, con i viola che ospitano il Torino. Ventiquattr'ore dopo, spetterà al Cagliari, targato Di Francesco e senza gli occhi a mandorla di Nainggolan. Se avevamo poche speranze di rivedere all'Arena il volto del Ninja, ce n'è un altro, affusolato e vissuto, da leader di calcio di una volta, occhi veloci e sguardo penetrante, di cui i tifosi potrebbero innamorarsi. La faccia di Diego Roberto Godin, stagionato difensore uruguaiano, che solo per il Paese di provenienza meriterebbe un tappeto rosso all'uscita del settore Arrivi di Elmas. Di Francesco, toni bassi e poche parole, ha lanciato un appello dopo il fischio finale di Cagliari-Roma: sì, tutto bene, ma mi mancano almeno tre giocatori. Beh, se uno fosse Godin, regnerebbe la tranquillità, lì dietro e anche nelle altre zone del campo. L'anima di una squadra è nella testa del tecnico, nelle pieghe del gruppo e nei leader. Con uno così, la difesa sarebbe in ottime mani.
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