T ommaso Giulini aveva un obiettivo. Comune ad altri club di fascia medio-bassa (nessuno si senta offeso): mantenere la categoria. Punto e basta. E come il presidente del Cagliari, anche tutti i tifosi, il valore aggiunto di un club dove il cuore viene prima della classifica. Ed è andata bene, se parliamo di bilanci, prima di un'ultima domenica non banale, con tre punti da conquistare all'inseguimento del decimo posto. Sì, il decimo posto, traguardo impossibile se i soldi, i fondi di investimento e cineserie varie fanno ancora classifica.

Il Cagliari ha una solida compagnia di spessore internazionale alle spalle, la Fluorsid, ma è pur sempre un club “di provincia”, per dirla come i giornali sportivi, una squadra lontana dal potere pallonaro, eppure in grado - citofonare Spalletti - di fare molto male quando è la serata giusta.

Non è stata una stagione facile, con scossoni di vario tipo, ma il Cagliari del signor Maran alla fine il porto l'ha trovato. Nel campionato azzurro-rossoblù di Cragno, Barella e Pavoletti, le facce da Cagliari sono state tante, come le immagini da ricordare. Giulini sa bene, e con lui chi lo consiglia e ne ascolta le osservazioni, che questa piazza quando sogna lo fa in grande, ma col cuore. Ecco perché arrivare al centenario con un pizzico di ambizione in più può essere una grande sfida. Nulla di clamoroso, ma ripartendo dal decimo posto e dall'esperienza di quest'anno, perché non costruire qualcosa di intrigante, oltre che uno stadio straordinario? Ci pensi, presidente, questa tifoseria è in grado di farvi volare.
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