T ommaso Giulini è stato chiaro, fin dall'inizio di questa avventura: «Rolando Maran è e sarà il nostro condottiero». Quello che guiderà il bus rossoblù in un campionato diciamo così, delicato. Perché il Cagliari ha speso tanto e perché nel 2020 ci saranno due compleanni da festeggiare, i 100 anni del club e i 50 dello Scudetto. Insomma, questa è qualcosa di più delle stagioni che l'hanno preceduta, dove la parola salvezza era la più gettonata. Una fiducia conclamata che nel moto ondoso in aumento delle scorse settimane, ha agevolato il lavoro di Maran, dello staff e di una squadra alla quale è stato chiesto tanto in poco tempo. La piazza, che ragiona soprattutto con la pancia, aveva indicato in fretta (e furia) i colpevoli di uno zero su due tremendo, in avvio. E anche da queste colonne, ci era parso evidente - fra le altre cose - che il top player dal cuore rossoblù non fosse così decisivo, messo lì in mezzo a distribuire palle scontate e senza sale. Poi è successo che i giocatori di maggior peso si siano messi a fare il loro lavoro, da Parma all'Arena è andato in campo un altro Cagliari, con meno paura e con la faccia giusta per abbattere avversari di buon livello. Benvenuto Cagliari, benvenuto alto livello, quello che la società invocava, dopo energiche iniezioni sulla rosa: se Olsen, Nandez, Rog e Nainggolan tengono elevata la temperatura anche in allenamento, gente come Ceppitelli e Ionita, fra gli altri, gli andranno a ruota. E Maran saprà sempre che pescherà l'uomo giusto, dovunque si girerà. Si chiama salto di qualità e la squadra lo sta facendo, se due indizi sono una prova. E ora a Napoli, con la faccia di chi non ha paura.
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