L a sensazione è che il bicchiere, oggi, sia ancora mezzo vuoto. Secondo stop di fila, l'avvio di questo campionato è un incubo per il Cagliari, battuto da una neopromossa (e da Cellino) e da una delle corazzate. Con un filo conduttore: due ceffoni alla Sardegna Arena, sempre strapiena e festante all'inizio e colma di musi lunghi alla fine. Oggi si chiude il mercato - che fatica - e da domani comincia una delle soste più travagliate della storia recente del Cagliari. Quindici giorni che ci avvicinano alla delicata trasferta di Parma, con una squadra da tenere sul pezzo, la testa dei giocatori che deve ripulirsi dalle sensazioni negative e un ambiente deluso dopo una straordinaria campagna di rafforzamento. Ecco, il punto: le tante novità, uno spogliatoio che improvvisamente si popola di superstar o in attesa di diventarlo, una quantità di calciatori insolita per una società come questa. Capogiro, confusione, le troppe facce nuove e nobili stanno diventando un mostro complesso da governare. Mettici gli infortuni di Cragno e Pavoletti e l'incubo diventa realtà.

L'impatto sul campionato è stato durissimo, inutile negarlo. E alcune scelte dell'allenatore - l'uomo migliore per farle, sia chiaro - fanno destano perplessità, anche per gli effetti sul campo. La sensazione, da fuori, è che Maran stia lavorando per costruire (ci sono momenti in cui la squadra vola) ma gli altri corrono, corrono, o hanno già costruito. E quel bicchiere, che vorresti riempire con il gol di Joao, la qualità di Nainggolan, la quantità di Nandez e Rog, resta mezzo vuoto. C'è da lavorare, siamo - per fortuna - solo all'inizio.
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