L a testa del tifoso è diversa dalle teste del mondo normale. Poi ci sono le tastiere, i muretti a secco più o meno virtuali dove nascondersi e sparare. Gli eroi del purismo, quelli che mai per nessuna cifra al mondo. E il mondo reale, fatto di gente che ci mette la faccia e ha il coraggio di salutare prima di chiudere la porta dietro un'esistenza dorata ma con poche, concrete possibilità di sedersi al tavolo dei grandi. Siamo a Cagliari, luogo da sogno per tanti ma con enormi lacune da colmare, anche sotto il profilo della passione sportiva. La società ha appena chiuso l'affare del secolo, cedendo il suo gioiello più pregiato a un club che lo ha pagato, o pagherà a seconda dei punti di vista, una cifra alta ma non eccessiva. Se la Juventus ha speso per De Ligt, classe '99, capitano dell'Olanda, circa 70 milioni, l'Inter ha pagato Barella - due anni più grande e senza alcuna esperienza su scala internazionale - quanto doveva.

E sul web, platea con la quale è giusto confrontarsi per conoscere le sensazioni della pancia del tifoso, tantissimi condannano l'intesa. Gente che per 200 euro, o forse meno, mollerebbe la moglie (o il marito), altro che la squadra. Viene criticata, legittimamente sia chiaro, perfino la scelta di Nicolò di salutare l'ambiente di casa con una lettera pubblicata sul nostro giornale. Adesso la parola al Cagliari, non solo sul campo. Non c'è un tesoretto del quale poter disporre subito, ma sembra chiara l'intenzione di consegnare al tecnico Maran una buona squadra. Con Nandez e Defrel, il “ritorno” di Castro e Klavan e una regìa autorevole, può nascere un Cagliari intrigante. Salvando la pancia ai diffidenti.
© Riproduzione riservata