T remila minuti, una valutazione media vicina al 7, oltre un punto per partita quando lui va in campo. Un leader acclamato, quantità e qualità, per Nicolò Barella è una stagione straordinaria, decollata verso l'epilogo ma mai sotto una media di rendimento elevatissima. La Nazionale, quella vera, nelle mani e nelle gambe e il Cagliari traghettato a suon di “numeri” verso una posizione di classifica rassicurante, seppure certi movimenti di assestamento in basso non diano ancora certezze. Barella, se sta salutando la sua gente, lo sta facendo da campione. Termine del quale si abusa, distribuito quasi per gioco a destra e sinistra, ma che nel caso del ventiduenne cagliaritano doc, riacquista la sua sacralità. Il campione, secondo i latini, era colui che eccelleva nelle battaglie, chi teneva il campo nei tornei o chi - con energia - difendeva una nobile causa. Definizione calzante, nel caso del giovane papà, con l'aggiunta che il cuore rossoblù è sempre stato la stella da seguire, anche nel fare scelte pesantissime, come quella di evitare il Napoli per il futuro. Barella è il calciatore al quale possono ispirarsi i ragazzini, che galleggiano fra esempi negativi dentro e fuori dai campi, ma che in questo caso possono serenamente affidare a Nicolò i loro sogni. Ha trascorso un mese di gennaio agitato, e chi non lo sarebbe stato, mentre sul suo nome ballavano cifre da star male. Era il cuore che si faceva sentire, il cuore che lo ha convinto a restare ancora un po' sotto casa. Cagliari ha creato un giocatore straordinario, ora aspettiamo il finale della storia.
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