I l tesoro si chiama campionato. Attraverso queste due settimane passa gran parte del futuro del Cagliari. Quattro partite per dare un senso a un'estate passata in campo e non in montagna. Quattro serate per capire chi merita la promozione fra i “grandi”, chi può restare e chi, invece, deve già cercarsi un'altra maglia. Il prossimo campionato ripartirà nella prima metà di settembre, poco dopo la fine delle coppe. C'è poco tempo, quindi, per pensare a un nuovo progetto tecnico, se non lavorare su quello in corso.

Abbiamo assistito, sabato sera, a una metamorfosi fra la prima, sconcertante fetta di gara, e la seconda, dove in campo si sono viste due squadre e non solo quella emiliana. Il Cagliari, fino all'espulsione di Carboni, non ha mai visto la palla, ma dopo è stato capace di fermare una squadra che ha maltrattato Juve, Lazio e Inter, recuperando un gol e la faccia. Capita, in quest'incredibile seconda parte di stagione, dove abbiamo visto cali repentini e fiammate che hanno cambiato volto alle partite. Ma il Cagliari, tema caldo fra i tifosi che non capiscono se è ancora il caso di sognare o magari andare al mare, deve lanciare segnali diversi. Dentro e fuori dal campo. C'è una scelta da fare, quella dell'allenatore, perché Zenga non ha mai avuto la possibilità di “allenare” (si gioca e basta) e poco si intuisce, per ora, del suo progetto tecnico. In campo assistiamo a prestazioni con luci e ombre, in un momento in cui è vietato sostenere che non ci sono obiettivi. Perché vestire quella maglia, che piaccia o no, è un traguardo. Il più grande. Al di là di salvezze o scenari europei.
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