C uore, muscoli e pazienza. Il Cagliari assimila un altro capitolo del calcio secondo Di Francesco: tanta corsa, un duello dopo l'altro, tonnellate di faccia tosta davanti a un avversario che se molli di un centimetro, ti asfalta. Chi ha visto la battaglia di Verona sa di cosa stiamo parlando: i rossoblù - età media 23,5 anni - travestiti da incursori, hanno portato a casa un pareggio che assomiglia a un successo, per utilizzare una delle frasi più fatte disponibili. Perché ti presenti sul campo di una formazione organizzatissima, che arriva dal successo in casa dell'Atalanta, senza mezza squadra e con il tuo top player acciaccato, davanti alla difesa migliore della Serie A, con Juve e Milan. Sei lì e te la giochi con la sfacciataggine di chi ha vent'anni e una vita davanti, provi con Tripaldelli, Carboni e Walukiewicz a smontare le certezze di un burbero ex centrocampista croato che ora fa l'allenatore e lo sa fare molto bene.

Che bel Cagliari, a tratti, nella piscina gelida del Bentegodi. Ti prepari a una pioggia di gol, a un tracollo praticamente scritto da giorni e invece scopri, nella seconda parte della partita, che in 45 minuti lo scenario diventa appassionante, che ex sconosciuti su queste frequenze come Zappa o Marin possono diventare dei fattori determinanti. Spinti da un allenatore sul pezzo come pochi, che urla dal primo al 90', i DiFra boys hanno scoperto che la partita si poteva anche portare a casa, rimediando alla beffa clamorosa di domenica scorsa con lo Spezia. (...)

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