Q uel “gusto un po' amaro di cose perdute” è forte, inutile negarlo. Ieri sera sono andati in archivio dodici mesi di calcio fra campo, parole, mascherine e tamponi, che nessuno dimenticherà fino a quando - dodici settembre o giù di lì - comincerà un altro campionato. Un gusto un po' amaro di cose lasciate, in casa Cagliari, che ha perso per strada un centravanti, un allenatore e il suo staff, anzi due, per ritrovarsi fra le mani alcuni ragazzi forse già pronti per il grande salto e una squadra di professionisti sulla quale ci sarà da fare un gran lavoro di ricomposizione.

Alzi la mano chi non ha pensato, il 16 dicembre in tarda serata, con il Cagliari in vantaggio sulla Lazio, che l'Europa League 2021 sarebbe stata un bellissimo cammino da fare tutti insieme. Bus, charter, dalla Polonia alla Francia a gridare “forza Cagliari”. Poi la strada diventa in salita, l'energia cambia, il palo dice no e gli altri ne hanno di più. E allora quel gusto diventa un po' troppo amaro, se ci metti dolorosi esoneri, partenze, esclusioni, partite che potevano essere diverse e condimenti vari. Il Centenario è ancora lì, da festeggiare, avvolto dalla fede - incrollabile - del tifoso, che ama senza voler nulla in cambio. Il Cagliari 2020 va in vacanza con lo scalpo della Juve e non è poca roba, per quello che stava passando il convento. E con un allenatore, Zenga, che torna a casa convinto di non aver avuto il tempo che voleva. Giulini ha detto, sabato a Milano, che dagli errori si impara sempre. Nuovo progetto, nuova corsa, nuovi attori. La ruota in via Roma, le montagne russe alla Sardegna Arena.
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