L a Lega, che ha stravinto le elezioni europee in Italia, ma resta minoritaria nell'Ue, dovrà subito misurarsi con i conti della prossima legge finanziaria. A caldo, Salvini ha dichiarato di voler usare la sua vittoria elettorale per «ridiscutere tutti i parametri Ue», col chiaro intento di farsi autorizzare dalla Commissione più spesa in deficit. Riuscirà a centrare l'obiettivo? Data la situazione di squilibrio cronico dei conti pubblici italiani e dell'immane debito pubblico, c'è da dubitarne. Vediamo il perché.

A dicembre scorso c'è stato un primo braccio di ferro con la Commissione relativo alla Finanziaria 2019, che riguardava proprio la copertura in deficit di tre provvedimenti bandiera. Il primo era costituito dagli 80 euro del Governo Renzi (10 miliardi all'anno), che il Governo del cambiamento non voleva cambiare, ma confermare. Il secondo era il reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle e il terzo “quota 100” della Lega. Questi ultimi due con una previsione di spesa di circa 10 miliardi ciascuno. Perciò, il totale di spesa previsto in deficit dai tre provvedimenti si aggirava intorno ai 30 miliardi, che avrebbero sforato il rapporto consentito deficit/Pil del 2%.

Dal braccio di ferro, il Governo ne uscì con un compromesso, che conteneva due condizioni da rispettare. La prima era che le spese per il reddito di cittadinanza e quota 100 sarebbero state ridimensionate, rispettivamente, a 6 e 7 miliardi, di modo che la spesa complessiva per questi provvedimenti, inclusi gli 80 euro, sarebbe stata contenuta in 23 miliardi. (...)

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