N el celebre romanzo di George Orwell, 1984, il protagonista racconta come l'esistenza sia un fatto soggettivo: esiste solo ciò che viene percepito e ricordato. Se si rimuove questa percezione la persona scompare e, seppur in vita, cessa di esistere. Anche la memoria la ricorderà per poco e presto svanirà nel nulla.

È ciò che avviene oggi con l'immigrazione, con la povertà. I migranti, per quanto pochi, sono mal gestiti e, albergando nelle strade, sono ben visibili. Quindi esistono eccome. Anzi, qualcuno dice che sono milioni e hanno invaso il nostro Paese.

I poveri, invece, feriti nella dignità, spesso si nascondono. Chi non chiede l'elemosina non si vede affatto, tant'è che i più non immaginano neppure la sua condizione di deprivazione materiale.

Eppure i poveri, in Italia, sono tanti e crescono. Nel 2017, l'Istat ha contato 3 milioni e 170mila famiglie in condizione di povertà relativa (cioè al di sotto della soglia di reddito mensile di 1.085 euro per un nucleo familiare di due persone).

Ciò equivale a 9 milioni e 368mila individui: il 15,6% dell'intera popolazione italiana.

Ancora più toccante è il dato sulla povertà assoluta che si registra quando non si ha il reddito mensile sufficiente a comprare un paniere di beni e servizi essenziali per vivere. Sono 1 milione e 778mila le famiglie italiane (il 6,9% del totale) che versano in tale situazione: il dato più alto da oltre quindici anni. (...)

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