La patrimoniale digeribile
Aldo BerlinguerGli ultimi dati di Eurostat e Ocse lo confermano: il debito pubblico italiano, nel secondo trimestre 2013, è cresciuto al 133,3% del Pil, 3 punti in più rispetto all'inizio dell'anno. E così anche il debito complessivo dell'Eurozona, oggi al 93,4% del Pil. L'Italia è seconda solo alla Grecia (169,1%). E paga, solo di interessi sul debito, ormai quasi 100 miliardi l'anno. Una cifra enorme che, se messa al servizio della crescita, dell'abbattimento della pressione fiscale, darebbe fiato alla ripresa.
Eppure le esportazioni crescono (specie al Sud), l'Italia ha un patrimonio netto, privato e pubblico, tra i più alti del mondo, le banche italiane sono solide, il debito estero è contenuto e le imprese, pur troppo piccole di dimensione, continuano, nonostante tutto, a produrre. Che fare? Il teatrino della tassazione «cangiante» è ormai palese a tutti. E lo scenario di una classe politica ormai pervicacemente avvezza alla demagogia e alla menzogna, davvero deprimente. Occorre una soluzione, ora. E una soluzione (tra le altre) c'è: il prestito forzoso. Si tratterebbe di una patrimoniale, sì, ma ben più digeribile per quel 10% di italiani che posseggono oltre il 50% della ricchezza privata. Lo Stato potrebbe emettere nuovi Btp, a dieci anni, con tasso molto contenuto, attorno al 2% e costringere le fasce reddituali più abbienti a sottoscriverlo, così da finanziarsi a basso costo e diminuire l'emorragia di danaro pubblico che consegue alla spirale dell'emissione di titoli di debito a prezzo di mercato.
Qualcosa di simile venne sperimentato in Francia negli anni Ottanta, col Governo Mauroy, per rimborsare il debito estero. E qualcosa di simile è stato già proposto in Italia, ormai anni orsono, da Jean Paul Fitoussi e Gabriele Galateri di Genola. Un paio d'anni fa, un imprenditore di Quarrata, Giuliano Melani, aveva addirittura comprato una pagina del Corriere della Sera per chiedere agli italiani coscienziosi di attivarsi motu proprio, nell'inerzia della classe politica, acquistando titoli di Stato, lo avevano seguito subito alcuni esponenti politici. Ed anche i principali istituti di credito si erano accodati, inneggiando ad un Btp-day, ove fare man bassa di titoli di Stato. Il leghista Sergio Divina era andato anche oltre, proponendo che per i successivi 5 anni l'indennità dei parlamentari venisse erogata, in tutto o in parte, in titoli di debito pubblico.
Tutte pie intenzioni, presto evaporate, che si affidavano a un tasso di interesse attorno al 6% l'anno: cioè un'ulteriore speculazione a danno delle finanze pubbliche, per di più ammantata di sincero patriottismo. Col prestito forzoso sarebbe diverso: rinunceremmo al patriottismo di maniera e alla correlata speculazione. Prestito sì, ma al 2%, eventualmente garantito da assets «collaterali» come immobili o partecipazioni statali, per motivare i sottoscrittori e rafforzare, in bilancio, la quotazione dei titoli di debito. Nel 2011 Fitoussi e Genola rimasero inascoltati. Se la loro proposta fosse stata accolta ci saremmo risparmiati l'Imu sulla prima casa e tutto ciò che ne è conseguito. Vogliamo continuare a far finta di niente cambiando il nome alle tasse e pensando che nessuno se ne accorga?