I n molti si dolgono della continuità territoriale, basata com'è su un intervento pubblico che sembra produrre più costi che benefici, specie sul versante turistico. Quasi nessuno si lamenta però della sua parzialità, della sua incompletezza, accorgendosi di altri, ulteriori problemi.

La mobilità dei passeggeri incontra infatti, al mondo d'oggi, un'offerta sempre più favorevole ma sconta inesorabili colli di bottiglia con l'approssimarsi alla destinazione finale. Cosicché, per percorrere l'ultimo miglio, si impiegano paradossalmente più tempo e denaro che per il resto del tragitto.

È il caso dei sardi che viaggiano da e per la Capitale. Molti si lamentano dei quasi 150 euro del costo aereo di andata e ritorno; pochi dei restanti 28 euro: quanto costa il cosiddetto Leonardo express per raggiungere e ripartire dalla Stazione Termini (16 euro per le altre stazioni metropolitane). Eppure non si tratta di un'inezia: quei 28 euro rappresentano il 20% del costo del tragitto, soprattutto per chi, come i sardi, non ha alternative: in centro ci deve arrivare.

La continuità territoriale, per dirsi tale, non è infatti con Fiumicino; dev'essere con Roma, anche perché, a differenza dei pendolari romani che lavorano in aeroporto e possono fare un più conveniente abbonamento, i sardi pagano il prezzo pieno. Ed è salato, atteso che Trenitalia qualifica il servizio come prima classe ed applica una tariffa che proporzionalmente è la più cara in Italia. (...)

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