Zelensky si rassegna e accetta il fatto che l’Ucraina non potrà entrare nella Nato. Ma allo stesso tempo chiede garanzie per la propria sicurezza e si riserva di stringere patti con singoli Paesi. Le parole del presidente ucraino delineano quella che è la posizione di Kiev nelle trattative per la fine del conflitto che da 20 giorni sta insanguinando il Paese.

“Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”, afferma il presidente, aggiungendo però che l'Ucraina ha bisogno di “garanzie di sicurezza a lungo termine” e quindi “se non possiamo entrare attraverso queste porte, dobbiamo cooperare con coloro che ci aiuteranno”.

Ma a Vladimir Putin non basta: “L’Ucraina non mostra di voler seriamente trovare soluzioni mutualmente accettabili”, afferma il presidente russo in una telefonata con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel.

Una chiusura, o una mossa tattica dello “zar” per ottenere di più nelle trattative. Quel che sembra evidente è che il negoziato resta in salita, nonostante l’ottimismo di Zelensky, secondo cui i colloqui tra le due delegazioni, proseguiti anche oggi in videoconferenza, stanno andando “abbastanza bene”.

Ottimismo che trapela anche da Mykhailo Podolyak, negoziatore ucraino: “E’ un processo molto difficile e scivoloso e ci sono contraddizioni fondamentali”, afferma in serata, “ma c’è sicuramente spazio per un compromesso”.

(QUI la cronaca del ventesimo giorno di guerra, QUI tutte le notizie sulla crisi ucraina).

MEDIATORI INTERNAZIONALI E MISSIONE DI BIDEN IN EUROPA  – Quanto ai mediatori internazionali, parte il nuovo tentativo di Ankara, con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu che è arrivato in missione a Mosca prima di dirigersi a Kiev. Sempre a Kiev sono arrivati i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia per riaffermare “l'inequivocabile sostegno dell'intera Unione Europea alla sovranità e all'indipendenza dell'Ucraina”.

Zelensky esprime dubbi sul sostegno dell’Occidente: “Le sanzioni non hanno fermato la guerra, noi vi chiediamo di fermare le bombe”, dice in un intervento in video al Parlamento canadese, rivolgendosi direttamente al premier Justin Trudeau e tornando a chiedere la no-fly zone.

Sul fronte sanzioni, gli Usa ne adottano di nuove che prendono di mira direttamente anche il presidente bielorusso Lukashenko, mentre Putin risponde con una raffica di misure personali anche contro Biden e Trudeau, che prevedono il congelamento dei beni e il divieto d’ingresso in Russia per entrambi.

Joe Biden la prossima settimana volerà in Europa per partecipare al vertice straordinario della Nato e al Consiglio europeo sull'Ucraina con l'obiettivo di riaffermare l'impegno “ferreo” degli Stati Uniti verso gli alleati. E alla Casa Bianca si lavora per organizzare nei prossimi giorni una telefonata tra Biden e il presidente cinese Xi Jinping.

Secondo alcune fonti Biden potrebbe anche fare tappa anche in Polonia, il partner europeo dove è più alta la preoccupazione per l'escalation della guerra, dopo l'attacco dei russi alla base militare a pochi chilometri dal suo confine. Quanto ad un eventuale incontro con Volodymyr Zelensky, l'amministrazione non si sbilancia: “Non c'è nulla sul tavolo al momento”, ha detto Jen Psaky, portavoce della Casa Bianca.

LA GUERRA – In tutto questo, non si fermano i bombardamenti quando siamo ormai arrivati al ventesimo giorno di guerra. L’assedio a Kiev si fa sempre più drammatico, con le autorità ucraine che hanno dichiarato un nuovo coprifuoco totale di 36 ore fino a giovedì mattina.

Con le colonne dei blindati russi che si avvicinano sempre più, cresce il timore che Mosca stia preparando l’assalto decisivo alla capitale, su cui continuano a piovere bombe. La scorsa notte la città è stata pesantemente colpita: un raid su un edificio residenziale ha fatto cinque morti, mentre sulla strada per Irpin sono stati uccisi altri due giornalisti, il cameraman irlandese di Fox Pierre Zakrewski e la producer locale Alexandra Kuvshinova, con il corrispondente britannico Benjamin Hall che è rimasto ferito.

Nel resto dell'Ucraina il fronte più caldo resta quello della fascia meridionale tra il Donbass e la Crimea, obiettivo strategico di Mosca per saldare i territori già sotto il suo controllo. I russi hanno rivendicato la conquista della località portuale di Berdiansk, sul mar d'Azov, centomila abitanti a un'ottantina di chilometri a ovest di Mariupol, che resta sotto un feroce assedio.

Dopo le prime evacuazioni, a Mariupol restano bloccate 350mila persone e il vicesindaco parla di almeno cento bombe cadute nelle scorse 24 ore. Nell'ospedale regionale per la terapia intensiva, finito in mani russe, sono inoltre tenute in ostaggio circa 400 persone tra pazienti e personale. I soldati sparerebbero all'interno del nosocomio, impedendo a chiunque di uscire, e alcuni che hanno tentato la fuga sarebbero stati feriti.

(Unioneonline/L)

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