Uruguay, Messico e Paesi dei Caraibi hanno proposto di attuare un meccanismo di dialogo senza precondizioni per facilitare una soluzione negoziata alla crisi politica in Venezuela.

Questi Stati sono tra i pochi dell'America Latina a non aver riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim, dopo la sua autoproclamazione il 23 gennaio, in contrapposizione con Nicolas Maduro.

Il meccanismo - si legge in un comunicato - rappresenta una proposta di diplomazia "attiva, propositiva e conciliatoria" per "contribuire a far sì che il popolo venezuelano e gli attori implicati possano trovare una soluzione alle loro divergenze" e prevede diverse fasi.

L'iniziativa ha incassato il sostegno "assoluto" del leader chavista.

Intanto ieri il suo oppositore si è riunito con alcuni rappresentanti dell'Unione europea.

Nel corso del vertice ha ringraziato gli Stati Membri che lo hanno formalmente riconosciuto come capo di Stato, tra cui Germania, Francia, Spagna e Svezia. Tra questi manca l'Italia: il governo Conte è infatti spaccato tra le posizioni della Lega, che vorrebbe conformarsi alle scelte degli altri Paesi Ue, e il Movimento 5 Stelle, che non si vuole schierare con nessuno dei due leader.

Per questo motivo il presidente dell'Assemblea nazione ha chiesto di incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini per parlare della prospettiva di libere elezioni nel Paese.

Il ministro dell'Interno vedrà una sua delegazione lunedì al Viminale.

Con i rappresentanti di Bruxelles, invece, Guaidò ha affrontato questioni legate alla "transizione democratica" nel Paese, ha scritto il leader dell'opposizione su Twitter.

MADURO BLOCCA GLI AIUTI UMANITARI - Dopo il blocco disposto ieri, Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha fatto appello a Maduro, chiedendogli di consentire l'ingresso nel Paese degli aiuti umanitari statunitensi.

"Il governo deve consentire che gli aiuti raggiungano la gente che sta morendo di fame", ha scritto su Twitter.

Il leader chavista sostiene che l'invio rappresenti il preludio a un intervento militare straniero.

(Unioneonline/F)
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