A Leopoli la guerra non è cruenta come nell’est del Paese, i bombardamenti dei giorni scorsi, concentrati verso obiettivi militari e strategici, non hanno fortunatamente coinvolto civili inermi. Gli abitanti, nonostante la paura, si sforzano di mantenere una vita normale ma il rischio di un nuovo attacco rimane alto. Lo conferma il suono tetro della sirena antiaerea, scattata alcune notti fa poco prima della mezzanotte.

Przemyls, confine polacco-ucraino, la disperazione dei profughi (L'Unione Sarda - Cucca)
Przemyls, confine polacco-ucraino, la disperazione dei profughi (L'Unione Sarda - Cucca)
Przemyls, confine polacco-ucraino, la disperazione dei profughi (L'Unione Sarda - Cucca)

Il terrore, quello vero, lo si legge negli occhi delle migliaia di persone che ogni giorno passano di qui per fuggire dalla guerra. Sono donne, bambini e anziani (gli uomini devono rimanere in patria per combattere), giungono con solo gli abiti che indossano, i più fortunati trascinano una valigia con dentro le cose più care. Dall’inizio dell’invasione russa, avvenuta il 24 febbraio, sono passate da questa città almeno tre milioni di persone dirette verso il confine polacco, la salvezza, che dista solo settanta km. Nei grandi piazzali intorno alla stazione ferroviaria, divisi dalla Chernivetska street, è stato allestito un grande campo di prima accoglienza. Oltre trenta tende delle più grandi organizzazioni mondiali, tra cui Croce rossa, Caritas e World Central Kitchen, e un numero infinito di volontari, cercano di gestire il più grande esodo del nuovo secolo.

La partenza da Leopoli (L'Unione Sarda - Cucca)
La partenza da Leopoli (L'Unione Sarda - Cucca)
La partenza da Leopoli (L'Unione Sarda - Cucca)

IL PIANTO DEI BAMBINI – Il confine polacco lo si raggiunge con gli autobus e i convogli ferroviari che partono sempre pieni verso Medyka e Przemysl. A bordo dei treni, i controlli dei passaporti vengono svolti nel più assoluto silenzio da soldati in tenuta da combattimento e armati di kalashnikov, solo i numerosi bambini, inconsapevoli, continuano a giocare. Sasha e Grigorij, di circa 4 e 5 anni, sono tra questi. Viaggiano assieme alla loro giovane mamma, che cerca di mantenere alto il morale dei due bimbi. L’intento viene meno quando la donna riceve una telefonata: Grigorij, il figlio maggiore, quando riconosce la voce del padre rimasto a casa si abbandona a un pianto straziante. Il viaggio del lungo convoglio continua lento, mentre fuori dai finestrini si scorgono diverse postazioni militari a presidiare le strade in prossimità del bosco. Occorrono più di tre ore per arrivare alla frontiera.

ALLA FRONTIERA – A Przemyls si giunge nella tarda serata e la dogana polacca sbriga rapidamente i controlli dei passaporti. Centinaia di rifugiati si riversano sulla banchina ferroviaria, vengono accolti dall’esercito di volontari provenienti da diverse parti del mondo. Qui trovano un pasto caldo, coperte e assistenza medica, per i più piccoli una montagna di giocattoli e peluche. Vengono distribuite anche delle nuove schede telefoniche, per mantenere i contatti con i familiari rimasti a casa. La maggior parte dei rifugiati parla esclusivamente la lingua ucraina, fatto che innalza una barriera nel nuovo Paese. L’ostacolo viene in parte superato dall’aiuto dei volontari, che si prodigano per capire e soddisfare le loro necessità. Nella grande sala della stazione bivaccano centinaia di persone, attendono i treni per le prossime destinazioni, quasi sempre Cracovia e Varsavia. La notte si trascorre a dormire sulle sedie o sul pavimento, riscaldati dalle coperte donate dai volontari. Qualcuno non riesce a dormire e qualcuno piange. In mezzo a questo caos una bimba dorme un sonno tranquillo, avvolta in una coperta di pile e  protetta dal suo nuovo amico: un orsetto di peluche grigio e amaranto donato dai volontari. Suo fratello maggiore siede vicino per vegliare. All’alba, il treno per Cracovia si riempie in pochi minuti ma in tanti rimangono a terra, dovranno attendere il prossimo convoglio. Duecentosettanta km percorsi in quasi quattro ore, fuori dai finestrini il paesaggio non cambia: lo stesso bosco ma, nelle radure, al posto dei soldati, si vedono contadini e cavalli al pascolo.

Il confine polacco (L'Unione Sarda - Cucca)
Il confine polacco (L'Unione Sarda - Cucca)
Il confine polacco (L'Unione Sarda - Cucca)

LA POLONIA – Si arriva nella grande stazione di Cracovia, qui l’accoglienza è suddivisa in diversi punti con locali per la consegna di viveri, vestiario e un dormitorio con 64 brande. Tutt’intorno centinaia di volontari, riconoscibili dal gilet giallo, che offrono ogni tipo di assistenza, anche per l’acquisto dei biglietti per l’Ucraina, per le numerose persone che hanno scelto di rientrare in Patria. Una donna di Dnipro sale sul treno per Kiev con una valigia pesantissima, era andata via all’inizio dell’invasione, non sa come troverà la sua casa. Nella immensa piazza davanti alla Galleria Krakowska, tre grandi strutture adibite a cucina, dormitorio, distribuzione farmaci e vestiario, accolgono ogni giorno una media di trecento rifugiati.

I volontari Jon, Fernando e Marnix (L'Unione Sarda - Cucca)
I volontari Jon, Fernando e Marnix (L'Unione Sarda - Cucca)
I volontari Jon, Fernando e Marnix (L'Unione Sarda - Cucca)

I VOLONTARI – Tra gli operatori è presente un gruppo di volontari arrivato dallo Stato americano del Minnesota: “Sono qui da due settimane per aiutare queste persone che fuggono dalla guerra - spiega Jon, 55 anni – Collaboro alla preparazione dei pasti per tutti i rifugiati che arrivano”. Fernando, 54 anni, è messicano, ma anche lui vive negli Usa con la famiglia: “Sono arrivato un mese fa, per portare il mio aiuto. Ho momentaneamente lasciato il mio lavoro di project manager, per dare il mio supporto a queste persone che vengono qui, senza niente, ma  riescono comunque a sorridere, hanno tanta forza”. Fernando si commuove quando racconta. Tutti le mattine, Jon, Fernando e Marnix, un volontario olandese, si recano nel vicino supermercato per acquistare interi carrelli di alimenti necessari al fabbisogno giornaliero. Josh, un giovane statunitense, distribuisce ai nuovi arrivati dei depliant informativi in lingua ucraina, con molta pazienza spiega che aiuto possono ottenere.

Mariya, da rifugiata a volontaria (L'Unione Sarda - Cucca)
Mariya, da rifugiata a volontaria (L'Unione Sarda - Cucca)
Mariya, da rifugiata a volontaria (L'Unione Sarda - Cucca)

Tra i rifugiati c’è chi ha deciso di unirsi ai volontari, come Mariya, una donna sola di 64 anni, arrivata da Ivano-Frankivsk. Si esprime esclusivamente in ucraino e, con i suoi occhi di un intenso azzurro, dispensa sorrisi e speranza a tutti. Tanti altri rifugiati si possono  incontrare in città, intenti a raccogliere fondi per la “causa ucraina”, come una giovane copia davanti alle mura della città vecchia: lei canta una canzone dei Nirvana, lui accompagna con la chitarra, raccolgono qualche spicciolo. Sotto il monumento  di Adam Mickiewicz, un folto gruppo di giovani sventola le bandiere giallo e azzurre della terra dei girasoli, intonando canti popolari accompagnati dalla musica di un violino, e al termine di ogni brano urlano a squarciagola “Slava Ukraini!” (Gloria all’Ucraina).

Le bandiere in piazza a Cracovia (L'Unione Sarda - Cucca)
Le bandiere in piazza a Cracovia (L'Unione Sarda - Cucca)
Le bandiere in piazza a Cracovia (L'Unione Sarda - Cucca)

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