«Se i sionisti dovessero intraprendere un’azione militare contro Teheran, siamo pronti a usare un’arma che non abbiamo mai usato prima. Abbiamo piani per tutti gli scenari e agiremo con coraggio». Così il portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento Abolfazl Amouei invita Israele a comportarsi «razionalmente», minacciando l’uso di un’arma mai utilizzata. Forse il nucleare? Non è stato precisato.

Resta dunque altissima la tensione tra Stato ebraico e Iran dopo la pioggia di missili e droni lanciata nella notte tra sabato e domenica da Teheran.

Israele risponderà. L’Iran, ha detto Netanyahu, «dovrà aspettare nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco», precisando che «risponderemo in maniera saggia e non di pancia».

L’apparato di difesa israeliano preme sempre più per una risposta militare, e lo stesso Netanyahu sembra deciso ad appoggiarlo. Ma la pressione internazionale potrebbe indurre Israele a una risposta moderata. Secondo Haaretz l’attacco avverrà entro pochi giorni.

Anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi lancia l’avvertimento: «Qualsiasi mossa di ritorsione contro l’Iran riceverà una risposta orribile, diffusa e dolorosa». L’Onu e il Consiglio di Sicurezza, ha aggiunto Raisi, «non hanno agito per porre fine ai crimini del regime sionista a Gaza e per condannare l'attacco al consolato iraniano, pertanto l'Iran ha agito contro i siti militari israeliani da cui è stato condotto l'attacco al consolato. Il sostegno cieco di alcuni Paesi occidentali al regime sionista ha aggravato la tensione nella regione».

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiede un’immediata deescalation e spiega: «Noi siamo amici di Israele ma vogliamo lavorare per la pace. Potremmo anche inviare truppe con forze di altri Paesi qualora si volesse creare uno Stato palestinese».

L’Italia, ha aggiunto, «ha un dialogo forte con l'Anp, è il nostro interlocutore, ho sentito anche il nuovo primo ministro Mustafa, che ho invitato in Italia a dimostrazione che noi vogliamo avere un rapporto con l'unica autorità legittima palestinese, per lavorare alla soluzione dei due popoli due stati: l'unica soluzione possibile per la stabilità dell'area».

(Unioneonline/L)

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