Soffia vento di bufera dall'altra parte dello Stretto, dopo il bombardamento in Siria. Un bombardamento che, come lo ha definito oggi la premier britannica Theresa May, è stato parte di un'operazione "giusta, legittima, legale" e "di interesse nazionale" per il Regno Unito.

Intervenuta alla Camera dei Comuni, dove è stata chiamata a rispordere dell'attacco tenuto assieme ad Usa e Francia, la May ha spiegato come sia di "interesse vitale evitare che si torni ad usare armi chimiche in Siria", nonché "mantenere e difendere il consenso globale sul fatto che questo tipo di armi non deve essere usato".

Il raid, per il premier britannico, infatti, non è arrivato solamente "perché chiesto dal presidente Trump, ma perché doveroso", in quanto "erano emerse prove chiare" sul coinvolgimento di Assad per l'uso di armi chimiche a Douma.

Intanto, il Partito laburista, prima del suo intervento, ha diffuso un dossier di 5 pagine - redatto dal docente di diritto internazionale all'Università di Oxford, Dapo Akande - che rivela come il bombardamento in Siria, effettuato sul principio "dell'intervento" umanitario, sia da ritenersi illegale.

"Contrariamente alla posizione del governo, né la Carta dell'Onu, né le consuetudini del diritto internazionale consentono azioni militari basate sulla dottrina dell'intervento umanitario", scrive il professor Akande, rilevando come il Regno Unito sia "uno dei pochissimi stati" che accolgono questo principio, mentre "la stragrande maggioranza degli stati lo rifiuta esplicitamente".

Messa in discussione anche la responsabilità stessa del regime siriano di Assad riguardo all'uso di armi chimiche a Douma. Akande, infatti, sottolinea come il raid sia avvenuto "prima" che gli ispettori potessero raggiungere le zone interessate e stilare il loro rapporto.

(Unioneonline/DC)
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